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È curioso constatare come la discografia solista di Franco Mussida sia abbastanza risicata. Solo quattro album sono stati pubblicati sotto il nome di uno dei più ammirati chitarristi italiani, e tre di questi risalgono agli anni ’90. Il Più recente è quello oggetto della recensione, e rappresenta per Mussida un ritorno alla composizione musicale in solitaria. Inutile dire che nel frattempo le attività del chitarrista sono state molteplici e multiformi, principalmente concentrate a promuovere la didattica musicale ad ampio raggio, sia nell’attività istituzionale del suo CPM (Centro Professionale Musica), che in progetti paralleli come l’insegnamento nelle carceri e la realizzazione di varie iniziative nel campo del sociale. Tutto questo senza dimenticare la PFM, abbandonata definitivamente nel 2015. Alla fine di questo percorso, l’opera più recente del chitarrista è “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu”, lavoro prevalentemente acustico e dal tono molto intimista organizzato in forma di concept (spiegato nel libretto allegato alla curatissima confezione del cd) il cui protagonista è un bambino che compie un viaggio interiore veicolato dalla musica, grazie alla quale attua una trasformazione emozionale che lo porta da comportamenti egoistici e asociali a quelli altruisti e di apertura verso il mondo che lo circonda. Musicalmente, i suoni sono pacati e allo stesso tempo molto presenti, grazie anche ad una particolare chitarra baritona utilizzata da Mussida con effetti quasi pianistici. L’intreccio alterna sottofondi musicali per sezioni parlate che servono a raccontare la storia a brani molto melodici assemblati in modo da creare un panorama sonoro omogeneo fatto di arrangiamenti delicati, spesso con poche note cariche di riverbero e con la voce calda di Mussida sempre caratteristica e accompagnata da efficaci cori maschili e femminili. “L’oro del suono”, col suo bel ritornello che entra facilmente in testa è stato pubblicato come singolo per le radio insieme a “Io noi la musica”, questa con un testo interamente parlato. I brani interamente strumentali come “Afromedindian blues” e “Il sogno e la strada”, hanno un mood decisamente ambient, e c’è qualche brano più movimentato come “Democrazia solidale” ed “È tutto vero”, che si alternano bene con quelli più delicati. A voler riassumere, i protagonisti assoluti sono il gusto per la melodia e la voglia di raccontare una storia e dar voce alle emozioni attraverso la musica. L’album è perfetto per un’esecuzione “teatrale” dell’opera, che infatti Mussida di tanto in tanto porta in giro per l’Italia sotto questa forma, accompagnato da alcuni musicisti che nel disco riescono a caratterizzare molto bene il sound supportando la chitarra con percussioni, basso e tastiere creando un mix dallo spiccato sapore mediterraneo. Fa riflettere il fatto che “Il pianeta della musica e il viaggio di Iòtu”, in un’epoca di smaterializzazione, omologazione e banalizzazione, rappresenti un modo di fare musica completamente al di fuori di qualunque logica di commercializzazione (i formati principali di vendita sono il cd e il vinile, con l’ascolto online dedicato principalmente alla promozione), e basterebbe questo per consigliare l’ascolto se non fosse che la musica pura, i brani, l’esecuzione e la passione, rappresentano qualcosa che la scena italiana di qualità ha ormai perso quasi completamente.
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