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GIORGIO CESARE NERI Logos Black Widow 2008 ITA

Nato a Genova nel 1965, cresciuto a pane e Led Zeppelin, allievo di Bambi Fossati dei Garybaldi, autore di colonne sonore per teatro, fonico teatrale, Giorgio C. Neri, dopo aver fatto parte di alcuni gruppi, giunge all’esordio discografico con “Logos”. Il musicista suona quasi tutti gli strumenti (chitarre acustiche, elettriche e classica, basso, mandolino, dulcimer, mandola, piano, tastiere, flauto, sequencer, percussioni) e solo pochi altri colleghi gli danno una mano con batteria, voci e flauti. L’album è un bel concentrato di rock sinfonico, con uno stile particolare, carico di energia, in cui emergono vaghi riferimenti a Yes e PFM e che spesso si mescola con l’hard-rock più classico, con lo space-rock e con la psichedelia. Nella maggior parte dei brani, infatti, troviamo ritmi convulsi, ma mai frenetici e incroci magistrali tra chitarra e tastiere, con alcune situazioni elettroacustiche decisamente intriganti. Ovviamente stiamo sempre parlando di un album uscito per la Black Widow e non potevano mancare momenti con atmosfere cupe a rendere più dark la proposta di Neri, soprattutto in alcune brevi composizioni, dove ascoltiamo parti recitate (“Seconda navigazione”), o passaggi oscuri e classicheggianti di tastiere e piano (“Addio”), o convulsioni rumoristico-sonore (le chitarre distorte e gli spari e le urla di “Guerra”), che infondono al lavoro un senso di inquietudine non indifferente. Curiose le due parti di “Godinus 7”, che passano da elementi sinfonici a spunti psichedelici avvolgenti e conturbanti che ricordano Gong ed Ozric Tentacles, per concludersi con curiosi frammenti folk e allegri… Cercate un disco di prog prevalentemente sinfonico che non sia il classico copia-incolla di temi triti e ritriti, che non sia l’ennesimo clone genesisiano, che non sia prevedibile in ogni sua parte e che provi invece a sorprendere, a non seguire canoni precisi, a contaminarsi con altri generi senza risultare confusionario? E allora è proprio il caso di fare un pensierino a “Logos”…

 

Peppe Di Spirito

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