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NADAVATI Le vent de l’esprit souffle où il veut IPG 1978 (Soleil Mutant 2015) FRA

Nadavati è un termine sanscrito che vuol dire “La gamma di suoni” e fu scelto dal chitarrista e compositore francese Jacky Liot per un suo progetto che originariamente doveva unire musica e teatro, ma che alla fine divenne il nome della band autrice dell’album “Le vent de l’esprit souffle où il veut”. Attivo fin dal 1970 con svariate collaborazioni, Liot riuscì a far confluire in questo gruppo un buon numero di validissimi musicisti conosciuti in quegli anni, venendo affiancato dal bassista Alain Lecointe, dal batterista Didier Hauck (ex Triode, autori nel 1971 dello splendido “On n’a pas fini d’avoir tout vu”), dal fiatista Patrick Freequentin (ex Abracadabra, Crium Delirium e Nyl), dal tastierista Nico Missim, dal sassofonista Richard Raux (ex Magma), dal trombettista Jean-François Canape e dal trombonista Joseph Traindl. A questa line-up già stellare bisogna poi aggiungere i cantanti Lionel Ledissez (ex Ergo Sum) e Joël Delamour presenti in un brano ed un quartetto d’archi che si fa sentire in diverse occasioni. La realizzazione del disco fu in realtà abbastanza travagliata, perché dopo aver trovato l’appoggio del produttore Gérard “Papillon” Fournier, disposto ad accollarsi le spese per lo studio e la pubblicazione dell’LP su una nuova etichetta, quest’ultimo sparì improvvisamente, lasciando i musicisti in difficoltà. Solo con gli sforzi (anche economici) di Liot e Lecointe i Nadavati riuscirono a registrare il disco e a trovare la casa discografica IPG pronta alla distribuzione nel 1978.
Passando all’ascolto dell’album, l’apertura è affidata al grande brio della title-track: ritmiche agili, fiati dal sapore funky, una chitarra elettrica ben presente e flauto e archi a rifinire con un tocco vagamente classicheggiante. Un mix affascinante che introduce un album che si mantiene su standard decisamente alti. Se il jazz-rock di “Le valse du fou” deve sicuramente qualcosa al Davis elettrico, ecco che “Wu-nien” si avvicina maggiormente a certa fusion di stampo europeo, strizzando un po’ l’occhiolino a Allan Holdsworth. Nettamente più vicina al jazz “Retour”, che precede due ottimi pezzi che toccano i dieci minuti, “Ananda” e “Le pays de la lumirère dorée”. Si tratta di composizioni ben articolate, ancora legate al jazz-rock, in cui i musicisti si possono alternare e sbizzarrire in momenti solistici di grande intensità e coinvolgimento. La seconda, in particolare, ha un tocco un po’ più sperimentale e vede maggiori legami con il mondo del progressive rock; merito di una sezione ritmica più potente, di crescendo al cardiopalma, di cambi di atmosfera (che portano anche ad un bel passaggio di solo piano classicheggiante) e di vocalizzi che spingono anche sul versante zeuhl. Non finisce qui, perché la ristampa in cd ci offre l’occasione di ascoltare anche una bonus track di ben diciannove minuti registrata dal vivo nell’ultima esibizione della band, a Nanterre il 17 maggio 1980. Infatti, nonostante la scarsa promozione ricevuta, i Nadavati, che hanno ottenuto sicuramente meno attenzioni di quanto meritassero, riuscirono ad intraprendere l’attività live, anche se rimase circoscritta nei locali parigini e fu affrontata con una line-up diversa, visto che al trio di base Liot, Lecointe e Freequentin si aggregarono i nuovi innesti Hervé Lavandier al piano (dopo che c’era stata anche una breve apparizione del grande Patrick Gauthier, altro ex Magma), Philippe Leroux alla batteria e Ayib Dieng alle percussioni. Sono questi i protagonisti della cavalcata denominata “Moksa”, una composizione magistrale e travolgente che mostra la capacità dei musicisti di suonare con un elevato tasso di energia, interagendo alla grande e spaziando in passaggi solistici che evidenziano anche il notevole talento individuale.
In una delle loro esibizioni concertistiche, i Nadavati colpirono fortemente Klaus Blasquiz, cantante dei Magma, che provò anche ad organizzare un nuovo progetto con loro e con il coinvolgimento di Christian Vander. Progetto che purtroppo alla fine non andò in porto, così i Nadavati proseguirono la loro attività fino alla prima metà del 1980, preparando anche nuovo materiale che, ad eccezione della citata “Moksa” non ebbe modo di registrare. Lasciano comunque ai posteri un gran bel disco e fa ancora centro la Soleil Zeuhl, che attraverso la sottoetichetta Soleil Mutant ci permette di riscoprirlo.



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Peppe Di Spirito

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