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GIANNI NICOLA Oh no, it’s prog! autoprod. 2020 ITA

“Oh no, è prog!”, dice l’insegna alla fine del pontile. L’omino sotto di essa si dispera mentre quello tranquillamente seduto in spiaggia a prendere il sole sorride di gusto. Il castello sulla collina retrostante ed il tricheco che spunta fuori dall’acqua potrebbero essere inconsapevoli spettatori di una tragedia, forse l’attesa per l’arrivo di una nave carica di musica il cui genere non era quello che l’omino si aspettava. Il tutto ha il sapore di uno scherzo, ed effettivamente la cover lo è visto che, con un notevole sforzo di fantasia perfettamente adatto all’ironia che essa rappresenta, può far venire in mente quella di “Foxtrot” dei Genesis.
E prog sia, dunque, manieristico e derivativo, scritto pensando al new prog e ai Genesis dell’era Gabriel, oltre che a tanti altri artisti che tutti conosciamo. L’album vero e proprio è costituito dai due brani iniziali, “Happy song” e “Early morning musing”, e dalla suite “The dream”. I restanti, indicati come bonus track, sono un omaggio ai Jethro Tull (molto bello e meno tulliano di quanto ci si potrebbe aspettare) e una breve rielaborazione di una sezione di “The dream”. In totale sono una quarantina di minuti di musica ben suonata e discretamente arrangiata, con Gianni Nicola che tributa un omaggio ai propri eroi musicali. Il risultato è piacevole e scorre liscio, senza cadute di tono ma anche senza particolari picchi creativi. “Happy song” è probabilmente la sintesi più riuscita delle intenzioni del compositore, che ben si destreggia tra rimandi ai Beatles e ovviamente ai Genesis, costruendo un bel brano dalle melodie gioiose e dall’atmosfera spensierata. Più complessa “Early morning musing”, un chiaro omaggio al progressive degli anni ’80 diviso tra liquidi arpeggi, sezioni melodiche alternate ad altre più hard, linee soliste di synth e chitarra e un’atmosfera più cadenzata. Il pezzo forte è senz’altro la suite, venti minuti di musica che riassumono l’amore di Gianni Nicola per il progressive rock più puramente melodico, costruiti applicando pedissequamente il manuale di composizione che ha generato “Supper’s ready”. Ci sono ovviamente tante parti a susseguirsi, divise tra momenti più tranquilli e altri decisamente più rock, con sezioni strumentali, assoli e anche alcuni momenti canterburiani, tutto nel pieno rispetto della tradizione e con la pregevole prestazione di tutti i musicisti di cui Gianni Nicola si circonda.
“Oh no, it’s prog!” è un esordio apprezzabile e ben realizzato, il cui difetto è quello di essere quasi esclusivamente frutto della passione per un certo tipo di musica e dell’ammirazione per i miti musicali del suo autore. Soffre inoltre di una certa mancanza di originalità e di varietà delle parti vocali (peraltro cantate benissimo da Alessandra Turri) ma nel complesso è capace di regalare belle sensazioni d’ascolto. E questo, alla fine, è semplicemente ciò che tutti i dischi dovrebbero fare.



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Nicola Sulas

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