Home
 
OHO Bricolage Oho Music 2008 USA

Ne è passata di acqua sotto i ponti dal 1974, anno di debutto degli OHO, un enigmatico e pazzoide gruppo di Baltimora, dalla lunga carriera ma dalla fama purtroppo oscura. Del nucleo originale sopravvive ormai il solo chitarrista e cantante Jay Graboski, accompagnato nell’assemblaggio di questo vero e proprio lavoro di bricolage, dal batterista David Reeve, entrato a far parte della storia del gruppo nel 1977. Attorno a questo perno ruota poi tutta una serie di musicisti, intervenuti in tempi diversi a ritoccare e rifinire le tracce qui contenute. Non so dirvi di preciso quanti dischi abbiano prodotto gli OHO prima di questo perché la loro discografia è molto confusa, comprendendo raccolte varie con inediti e anche alcuni titoli un po’ misteriosi e ci vorrebbe quindi un bel lavoro investigativo per venirne a capo. Ma tutto questo in fondo poco importa ai fini di questa recensione che non ha alcuna pretesa di trasformarsi in un trattato. Vi basti sapere che nel corso della loro esistenza gli OHO hanno cambiato spesso pelle, partendo da uno svitato garage prog piuttosto anarchico e disinibito, passando attraverso un’avanguardia con note Canterburyane non meno eclettica, fino ad approdare verso i sentieri di un pop ammiccante ma comunque abbastanza sofisticato e sinfonico negli anni più recenti.
Questo album, che è come abbiamo accennato un vero e proprio lavoro di bricolage, raccoglie materiale che va dal 1983 al 2007, rielaborato, arricchito, sovrainciso ed infiocchettato in maniera tale da sembrare a tutti gli effetti un disco nuovo di zecca, perfettamente in linea con le produzioni progressive dei nostri giorni e dallo stile abbastanza omogeneo, che non lascia cioè percepire gli sbalzi temporali che separano le varie canzoni. Dicevamo che i musicisti che si sono impegnati per la realizzazione di questo album sono diversi e comprendono ben 7 voci femminili. Molti di questi, pur comparendo nella stessa traccia, non si sono neanche mai incontrati. Ricostruire la storia precisa di un pezzo è una faccenda un po’ complessa e proprio per questo, a corredare questo CD, è stato inserito un DVD contenete, oltre a una serie di filmati interessanti, anche tutti i crediti delle canzoni. Scopriamo così, ad esempio, che il pezzo di apertura, “The Great Attractor”, ha uno strato più antico di tastiere (suonate da Xoho Lazzaroni) e di voce (quella di Grace Hearn) risalente al 1990, con il basso di Steve Carr, la chitarra acustica di Graboski e la voce di Mary O’Connor del 1991, altre armonie vocali del 1993, batteria, tastiere e percussioni di Reeve del 2004 e così via. In alcuni pezzi la stratificazione diventa impressionante ma vi posso comunque assicurare che questa specie di artificio tecnologico, considerando l’effetto conclusivo, ha un che di miracoloso. Non sapendo nulla della sua storia potreste benissimo pensare ad un fresco album di prog rock melodico a tinte folk, dalle colorazioni vintage, registrato in una normale seduta appena qualche mese fa.
Le canzoni dell’album vero e proprio sono 13, alle quali sono state aggiunte ben 7 bonus tracks, di cui 3 mai pubblicate in precedenza. La musica ha un impatto solare e scorre leggera attraverso delicati intrecci elettro-acustici, cori ammiccanti, prevalentemente tutti al femminile, che ricordano in alcuni momenti qualcosa dei Glass Hammer, con ritornelli ariosi e cantabili. Si alternano morbidi impasti folk, talvolta con un violino che ricorda vagamente qualcosa dei Kansas, a suggestioni che hanno un certo sentore anni Ottanta. Le voci soliste variano di traccia in traccia e fra queste segnalo in particolare quella di Kelly Grochmal (la possiamo sentire per esempio nel secondo pezzo, “Eros Is a Verb”) che ricorda vagamente la voce di una giovane Susanna Hoffs. Molto bella è anche la voce di Grace Hearn (alla quale è affidata, ad esempio, la traccia di apertura, “The Great Attractor”) che ricorda invece qualcosa di più vicino a Christina Booth dei Magenta. Gli arrangiamenti sono delicati ma abbastanza particolareggiati, freschi e vivaci e donano luminosità a tracce dove regna sovrana la melodia ed un romantico senso di spensieratezza. Sostanzialmente riscopriamo in questo album un’anima pop che si concretizza in canzoni a volte molto belle e a volte in episodi meno convincenti e più banali. Nel complesso si tratta di album piacevole che, con i suoi pregi ed i suoi (pochi) difetti e tutte le sue particolarità, mi sono ritrovata più volte ad ascoltare e riascoltare con gusto.
Riguardo ai contenuti del DVD, troviamo, a parte i crediti ed i testi delle canzoni dell’album, una serie di bei documenti dal vivo, che comprendono materiale che va dal 1988 al 1992, alcune interviste e dei video promozionali, più altre curiosità. Infine segnalo la bella confezione in digipack che sfoggia disegni belli e colorati. Un album da tener presente per gli amanti del prog melodico e romantico… forse non si tratta della via maestra per tentare un primo approccio agli OHO ma magari anche sì… scopritelo voi.


Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

OHO Okinawa 1974 (Rockadrome 2010) 

Italian
English