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ORDINARY BRAINWASH ME 2.0 Metal Mind Productions 2012 POL

Con il nome Ordinary Brainwash arriva l’esordio discografico del polistrumentista polacco Rafal Zak, che fa tutto da solo in “ME 2.0”. Si tratta di un album di otto tracce (poco più di tre quarti d’ora di musica), dai suoni puliti e moderni e che segue un po’ la scia dei Porcupine Tree di “Stupid dream”. In pratica, quindi, scorrono una serie di canzoni per lo più eleganti e malinconiche, spesso basate su pochi accordi essenziali e di buon gusto, con carezze riflessive e senza disdegnare incursioni in sentieri più vigorosi. L’opener “Outdated” è una discreta presentazione, mostrando una squisita eleganza in un pop-prog raffinato dai ritmi compassati, sensazioni oniriche che ricordano un po’ gli Opeth di “Damnation” e i Landberk di “Indian Summer” ed un finale più robusto in una vena prog-metal non eccessivamente pronunciata. Potrebbe sembrare un buon trampolino di lancio per l’intero album, ma con lo scorrere dei minuti e dei successivi brani la prosecuzione è piena di alti e bassi e, di conseguenza, si nota una forte discontinuità. Alcuni pezzi riescono a lasciare un segno tangibile, come i quasi otto minuti di “Unbirthday”, dai connotati di gothic rock moderno e avvolgente, con una bellissima vena sinfonico/romantica nella seconda parte, “Homesick”, dalle atmosfere elegiache, con piano, tastiere e sonorità di flauto capaci di creare scenari coinvolgenti ed una raffinatezza di fondo davvero molto gradevole e la conclusiva “Something new”, con i suoi tratteggi gilmouriani. Quando Zak punta invece su suoni chitarristici più distorti ed aggressivi, lanciandosi in alcune occasioni anche in pieni territori prog-metal, o anche quando prova a scimmiottare Radiohead e Muse, questa sensazione di piacevolezza si perde un po’ e, anzi, verrebbe voglia di passare alla traccia successiva. Zak, quindi, mostra una certa personalità e svariate idee apprezzabili, ma sembra un po’ indeciso se seguire un percorso ben preciso. Buone potenzialità ancora non esplose del tutto in un cd adatto come colonna sonora per giornate uggiose; tutto ben confezionato e molto professionale, ma alla fine resta un senso di freddezza.


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Peppe Di Spirito

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