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Nell'anno del trentennale, la PFM esce allo scoperto omaggiando i fans con questo nuovo doppio dal vivo che testimonia la trionfale tournée giapponese di qualche mese fa. Alla bellissima performance di Tokyo del 12 maggio, in cui il quartetto (Mussida, Premoli, Di Cioccio e Djivas) è coadiuvato dal batterista Piero Monterisi e dal gradito ritorno di Lucio Fabbri al violino e alle tastiere, si aggiungono due brani inediti su cui mi soffermerò più avanti. Partiamo col dire che può inizialmente lasciare interdetti l'uscita di un nuovo doppio album dal vivo dopo uno già realizzato soltanto quattro anni fa e con un solo disco in studio uscito nel frattempo. Gran parte della scaletta del precedente live viene infatti ripresentata (con l'eccezione dei brani tratti da "Ulisse"), mentre da "Serendipity" compare solo "La rivoluzione". Eppure gli ingredienti per fare di questo lavoro un piatto succulento ci sono: l'esecuzione dell'intero album "Per un amico" (cantato in inglese), "Peninsula", alcune bellissime improvvisazioni, tra cui il recupero della jam violinistica che culmina con l'overture del "Guglielmo Tell" rossiniano. Gli altri brani erano invece già presenti sul precedente live; di questi, alcuni perdono qualcosa con i nuovi arrangiamenti (su tutti "La carrozza di Hans", che risente non poco dell'assenza del flauto), altri invece ne guadagnano o, comunque, mantengono invariata la loro energia. Certo, ci sono anche i 12 minuti di una ormai insopportabile "Si può fare", ma in uno show di oltre due ore si può anche concedere. Da non tralasciare, inoltre, la qualità della registrazione, davvero eccellente. E veniamo ai due inediti. E' presente una cover di "Bandiera bianca" di Battiato (ricambiato il favore dopo che quest'ultimo aveva realizzato una nuova versione di "Impressioni di settembre"?), che mi sembra abbastanza convincente; mentre ho lasciato volutamente per ultimo il vero regalo della PFM: "Sea of memory", un brano favoloso di oltre sei minuti, che apre il cd, il cui testo è scritto e cantato nientedimeno che da Peter Hammill. L'inizio pianistico e l'entrata della voce sono abbastanza drammatici, oserei dire quasi in stile VdGG. Poi la canzone si evolve tra cambi di ritmo, spunti chitarristici in grande stile, mantenendo comunque quest'atmosfera particolarmente emozionante e ricca di tensione e sviluppandosi lungo percorsi non lontani dai migliori episodi di "Serendipity" ("Nuvole nere" e "La quiete che verrà"), a dimostrazione che ancora oggi la PFM ha molto da dire. Avrete già capito che a mio avviso, nonostante le similitudini con il precedente disco dal vivo, questo "Live in Japan" offre numerosi spunti di interesse e ritengo che valga davvero la pena sostenere una nuova spesuccia per questo gruppo straordinario che da trent'anni delizia i palati progressivi di tutto il mondo.
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