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LINDA PERHACS |
Parallelograms |
Hawaii Music |
1970 (2003 The Wild Places) |
USA |
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Non ha nulla di geometrico, come vorrebbe farci credere il titolo, la musica di questa cantautrice americana, la cui voce incantevole e delicata rievoca il fascino dei fiori e degli hippies. La prima ristampa era stata realizzata direttamente dal vinile: ne risultò quindi una registrazione estremamente scadente e sporca, peggiorata dal fatto che pure la stampa originale del long playing era giudicata insoddisfacente da Linda che preferiva riascoltare le sue canzoni direttamente dal master tape! Riportato al suo originario splendore, il materiale sonoro ci fa riscoprire un fragile mondo fatto di canzoni sussurrate alle onde del mare, in compagnia di una chitarra e qualche non meglio precisato espediente per espandere i confini della mente e della percezione (ascoltate la title track e sballatevi!). Il genere è quello che ha segnato un’epoca, dal punto di vista musicale e del costume: una voce che potrebbe ricordare, nel modo di cantare, Joni Mitchell, una semplicissima chitarra acustica per tracciare pochi e smorzati accordi di accompagnamento, saltuarie percussioni, qualche traccia di flauto ed archi sparsi qua e là in maniera molto soffusa, un alone di psichedelia e un’intessitura di base folk, ci fanno ritrovare suggestioni sonore tristi e sfuggenti, a lungo dimenticate. Alle undici tracce native ne sono state aggiunte sei che globalmente costituiscono tutto il materiale che sia stato mai registrato dall’artista. Si tratta, in conclusione, di un album semplice, realizzato in maniera povera, che l’artista sembra aver scritto solo per se stessa, come a voler racchiudere in uno scrigno i propri sentimenti, più che per un ipotetico pubblico.
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Jessica Attene
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