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IL PAESE DEI BALOCCHI |
Il Paese dei Balocchi |
CGD |
1972 (Mellow 1993) |
ITA |
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Finalmente ristampato su CD uno dei migliori dischi - a giudizio di chi scrive - del sottobosco progressivo italiano dei seventies. Ingiustamente snobbato dal buon - si fa per dire... - Paolo Barotto nel suo libro "Il Ritorno del Pop Italiano" questo eminente quartetto incise nell'anno di grazia 1972 un solitario album per l'etichetta CGD, vera e propria chicca per gli estimatori del più puro ed incontaminato rock sinfonico ( nel disco è presente anche un'intera sezione d'archi), divenuto ben presto - ahimé -una delle top rarities nostrali, con il risultato di pregiudicarne enormemente la diffusione presso il pubblico dei semplici e genuini appassionati. Leader della formazione era il tastierista napoletano Armando Paone, il cui ridondante bagaglio classico è integralmente riversato in questo bellissimo LP, la cui musica (due lunghe suites) per l'alternarsi di momenti acustico-orchestrali ad emozionanti progressioni elettriche riporta alla mente i grandi MUSEO ROSENBACH di "Zarathustra" o - come ebbi a scrivere qualche tempo fa - i MURPLE di "Io sono Murple". Sicuramente ci troviamo di fonte ad un opera di non facilissima assimilazione, ma lasciatemi altresì dire che assai di rado mi è capitato di imbattermi in un disco che sprigionasse un romanticismo paragonabile a quello -straordinario - contenuto in questi mirabili solchi. Alcune sporadiche apparizioni live successive all'uscita dell'album non sortirono purtroppo l'effetto trainante sperato, e così per Paone ed i suoi compagni d'avventura (l'italo-argentino Marcello Matterelli al basso, il batterista-vocalist Sandro Laudadio ed il dotato chitarrista Fabio Fabiani) la china si fece insopportabile dura, si da giungere ad un prematuro quanto malaugurato scioglimento. L'aura di leggenda che oggi li circonda è dunque tutt'altro che usurpata, ma di ciò potranno rendersene personalmente conto gli amici lettori che vorranno ascoltarli; per parte mia concludo esortando all'acquisto del CD i molti, inguaribili sognatori che sicuramente leggono questa rivista.
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Massimo Costa
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