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PROGRESSIVE XPERIENCE |
X |
autoprod. |
2006 |
ITA |
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I Progressive Xperience nascono nel 2003 dalla mente del batterista Paolo Lastrucci, del bassista Lorenzo Fini e del chitarrista Orlando Perri. Oggi la band, dopo vari cambi di formazione, vede oltre ai citati Lastrucci e Fini, Giovanni Valente alla voce, Marco Giovannetti e Francesco Munaò alle chitarre, e Claudio Bianchi alla tastiera, proponendo un prog influenzato primariamente da Dream Theater e da tutto quel panorama metal prog oggi tanto di moda. Proprio musicalmente le influenze sono molto forti e, pur comprendendo una certa dose di originalità, affondano profonde le loro radici nella scuola progressive tanto cara alla inside out – tanto per capirci. Fin qui possiamo già indirizzare il possibile acquirente di questo lavoro, facendogli capire cosa potrebbe aspettarsi da questo “X”. Dal lato tecnico c’è poco da eccepire sia da un punto di vista stilistico, sia da un punto di vista di produzione e registrazione. Sempre più, mi rendo conto, quanto le nuove leve pongano particolare attenzione alla preparazione musicale e come le produzioni, anche quelle diciamo così home made siano sempre più vicine a quelle professionali. Anche i Progressive Experience confermano questa che sembra sempre di più una regola.
I dieci brani di “X” rappresentano in maniera egregia le varie sfaccettature musicali della band - particolarmente interessanti sono le tracce “One day wiser”, la title track e la bella “Involution” -anche se, va detto, gli spunti personali sono troppo poco preponderanti ed in questo senso mi sento di stimolare la band a credere maggiormente nelle proprie possibilità e nei propri mezzi. Questo non significa che il cd in questione sia poco interessante, tuttavia è chiaro che per poter emergere nel marasma di band che producono metal prog sia sempre più necessario dare una impronta molto personale alle proprie composizioni, e i Progressive Xperience, a mio avviso, potrebbero decisamente fare di più in questo senso.
Nel complesso non boccio “X”, anzi ritengo sia un buon punto di partenza su cui la band non potrà che crescere e migliorare.
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Marco Del Corno
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