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ROGER POWELL |
Fossil poets |
Inner Knot/Discipline Global Machine |
2006 |
USA |
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Ritrovare il redivivo ex-tastierista degli Utopia è sempre un piacere, soprattutto alla luce di un'operina piacevole ed intensa come questo "Fossil Poets", terzo ed ultimo disco solista nella lunga carriera di Roger Powell, un'artista che negli anni è rimasto sospeso fra un puro e sano rock-pop di stampo americano ed argute sofisticazioni elettroniche-futuristiche. Pubblicato da una sezione della Discipline Global Mobile e prodotto dallo stesso Powell insieme a Gary Tanin, "Fossil Poets" è un'opera abbastanza eterogenea che nella sua essenza di musica elettronica mantiene un gradevole fondo di umanità e calore. Con l'aiuto del chitarrista Greg Koch e dal tastierista-compositore Gary Tanin, Roger Powell si dimostra un'artista profondamente americano nell'approccio decisamente rootsy e tradizionale della sua musica, nel recuperare torride sonorità blues-rock per inserirle in un contesto di musica elettronica discreta ed atmosferica, per stessa volontà di Powell lontana da tentazioni sperimentali ed avanguardistiche. Diversamente da quanto si potrebbe aspettare da questo genere di operazioni, "Fossil Poets" è un lavoro piuttosto raffinato ed elegante, fra alti e bassi troviamo un suggestivo omaggio a Miles Davis ("Miles Per Gallon"), orientalismi esotico-indiani ("Peaceful Uprising"), graziosi frammenti di ambient-rock melodico e solare ("Zentegrity", "Osmosis"), virtuosismi ("Fallout Shelter"), malinconiche e rilassate dilatazioni funk ("Too Much Rain")... Roger Powell è dunque riuscito a raggiungere il risultato prefissato, ovvero intrattenere l'ascoltatore con un prodotto musicale di buon livello. Forse era lecito aspettarsi qualcosina di più da un (ex?) geniaccio dei sintetizzatori, del resto in un panorama vasto ed inflazionato come quello della musica elettronica odierna un lavoro come "Fossil Poets" rischia facilmente di cadere nel dimenticatoio ... Quindi, mi rivolgo ai fans di Roger Powell ancora in circolazione e consiglio loro di rivolgere più di un pensierino a questo disco...
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Giovanni Carta
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