|
PROGRESSION |
The dream of Cecilia |
autoprod. |
2007 |
FIN |
|
Ancora buone nuove dalla Finlandia. Segnatevi questa nuova bella promessa: Progression. Oddio, promessa… Le origini del gruppo risalgono addirittura al 1976, ma solo da poco si sono riformati ed hanno finalmente debuttato con un disco. Si tratta di un quintetto formato da Harri Nokso e Jaan Jaanson alle chitarre, Ilpo Peltonen al basso, Jussi-Matti Haavisto alla viola e le tastiere e Toni Lustila alla batteria. Registrato quasi interamente dal vivo in studio, “The dream of Cecilia” ci mostra una band talentuosa, impegnata in un lavoro interamente strumentale ben curato e pieno di note positive. Spesso sono i chitarristi a prendere in mano le redini della situazione, guidando la band lungo percorsi intriganti, fatti di accelerazioni, di fughe, di giochi di abilità. E i primi brani sono lì a dimostrarlo, con questa sorta di fusion che cede anche a momenti di romanticismo e a tentazioni quasi sinfoniche. Ascoltate poi “Nightmare”, dal riff imperioso e dalle molteplici stuzzicanti evoluzioni dettate dai duelli chitarra-viola: un brano perfetto per chi ama il jazz-rock aggressivo. Ma un po’ tutto il lavoro è permeato di questa verve, di questa vivacità, di questo sound frizzante che coinvolge facilmente. La maggior parte delle composizioni è proprio caratterizzata da ritmi e dinamiche veloci e i musicisti dimostrano pienamente di sapere il fatto loro. Non mancano momenti di puro intimismo e melodia, come dimostra la partenza delicatissima “Bright light from high”, dalle trame particolari, semiacustiche, con chitarra e viola in bella evidenza. Ma anche questo brano poi ha una improvvisa impennata e l’elettricità della sei corde e delle tastiere diventa incredibilmente appassionante, tra esuberanza, intrecci e accelerazioni varie. Mahavishnu Orchestra, Arti e Mestieri, Pekka Pohjola. Questi alcuni dei possibili paragoni che mi vengono in mente per dare un’idea della musica contenuta in “The dream of Cecilia”. Uno di quei dischi non innovativi, ma suonati dannatamente bene, professionali (anche da un punto di vista di registrazione/produzione) e senza cedimenti. Non mi pare poco, specie per un esordio.
|
Peppe di Spirito
|