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POCOLOCO |
Solcu porce |
autoprod. |
2007 |
CZE |
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Forse qualcuno di voi avrŕ sentito nominare gli Hokr, il gruppo ceco riformatosi in tempi recenti che ha registrato ex novo materiale che eseguiva in clandestinitŕ negli anni Settanta/Ottanta, all'epoca della repressione comunista. Questi Pocoloco non sono altro che gli Hokr al completo con Franta Kakeš al posto di Petr Čermak che da un po' di tempo č emigrato negli Stati Uniti. Per capire cosa suonano questi praghesi Pocoloco dobbiamo partire proprio dagli Hokr, dal momento che la musica proposta č molto vicina al repertorio di questa band. Ancora una volta abbiamo la voce di Vladimír Liška ad inquietare le nostre orecchie con il suo timbro baritonale e minaccioso, maledettamente attraente, che somiglia quasi ad un growl e che sembra a volte imprecare e borbottare, piů che cantare. La musica non č altro che un complemento alla voce di questo brutto ceffo, gotica e grottesca, ombrosa, a tratti quasi doom e spettrale. "Vzpomínky na Kubu" sembra quasi la colonna sonora di un film dell'orrore con una base di archi che ricorda un po' i My Dying Bride. Non mancano comunque i bei momenti strumentali, spesso giocati in maniera brillante sull'intreccio fra il piano ed il sax prorompente e che in altre occasioni non sono immuni da certe influenze jazz. Altre volte l'irriverenza della musica si avvicina allo spirito dei Plastic People anche se, fra le influenze principali, vanno annoverati sicuramente i VdGG. Non so proprio cosa mai vogliano dire le liriche ma la sensazione percepita č che Liška ci stia lanciando una serie di maledizioni ed in altre occasioni sembra litigare letteralmente col sax che ulula. Fra i pezzi piů entusiasmanti mi piace ricordare "Perpetuum rodentia" in cui Liška dŕ prova di un istrionismo esaltante mentre gli strumenti attorno sembrano rincorrersi in maniera ossessiva, con il sax di Richard Slach che rappresenta quasi una seconda voce solista. Forse rispetto alla musica degli Hokr questa proposta appare piů diretta ma il fascino oscuro e bizzarro della vecchia band č quasi perfettamente conservato ed i musicisti stessi appaiono in ottima forma. Se siete fra i pochi fortunati ad aver acquistato il CD degli Hokr fate vostro anche questo album, sicuramente degno del predecessore. Se non conoscete gli Hokr e la descrizione della musica vi tenta, allora accaparratevi l'uno e l'altro album perché si tratta di proposte a loro modo davvero particolari.
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Jessica Attene
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