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PAIDARION |
Hauras silta |
Seacrest Oy |
2009 |
FIN |
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“Hauras Silta” è il debutto discografico dei Paidarion, che potremmo definire quasi come un supergruppo in cui si alternano ben nove musicisti finlandesi già attivi in ambito rock, prog e jazz. Innanzitutto segnaliamo che c’è un legame forte con i Progression e con i Mist Season, visto che ritroviamo il batterista Kimmo Pörsti, i chitarristi Tommi Varjola e Jaan Janson e il tastierista Timo Kajamies. Ad accomunare i tre gruppi, inoltre, troviamo anche la mano di Tommi Liuhala al missaggio e alla masterizzazione ed un libretto molto bello e curato con gli scatti di Esko Tuovinen. Fatte queste premesse, bisogna subito precisare che la proposta dei Paidarion è comunque diversa da quella dei Mist Season e dei Progression: non un jazz-rock fluido e scorrevole, ma una musica elegante a cavallo tra pop, prog e folk. A fare da trait-d’union troviamo una professionalità come raramente capita oggigiorno, una pulizia sonora notevolissima e la capacità di far viaggiare con naturalezza le note dei vari strumenti. Fin dalle prime battute della title-track, che apre il disco (e lo chiude con la sua seconda parte), si avverte una ventata di delicatezza e malinconia, tra flauto dolce, morbide melodie, ritmi compassati e la soave voce femminile di Kristina Johnson. Questa vena compassata è confermata anche da diversi brani seguenti, come “Polku”, “Eksynyt”, “Kultapallo”, “Tuulensuoja” che evidenziano una sorta di folk-pop-prog ben costruito e squisitamente arrangiato. In altre situazioni sembra di riassaporare echi del prog storico finlandese e ci sono chiari riferimenti ad Haikara (in “Oljenkorsi”) e Wigwam (“Kipnät vedestä”, “Tyhjä takki”, “Hahmo”), e non mancano anche ballate più allegre (“Pieni askel”) e qualche spunto vagamente cameliano in “Päivän kajo hilessä”. L’aspetto timbrico è un'altra delle caratteristiche importanti da rimarcare in “Hauras silta”, visto che l’ampia gamma di strumenti utilizzati permette le più varie combinazioni di suoni acustici ed elettrici, tra chitarre, fiati e tastiere. Si tratta di intrecci tutt’altro che spericolati, ma che evidenziano buon gusto, talento, padronanza di mezzi e “mestiere”. La Finlandia si conferma terra di piacevoli sorprese: anche se in questo disco non è presente nulla di innovativo, bisogna dire che il discorso portato avanti dai Paidarion è molto stuzzicante e penso davvero che sia difficile che il gusto per la melodia che riescono ad esprimere possa non colpire favorevolmente l’ascoltatore.
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Peppe Di Spirito
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