Home
 
PHAEDRA (ITA) Ptah Phaedra Music 2010 ITA

Questo è uno di quegli album che è destinato, nel bene e nel male, a far parlare di sé. Molti sono gli spunti di riflessione offerti da “Ptah”, opera rock ambiziosa e frutto di un lungo lavoro dei Phaedra, che dopo anni di gestazione vedono finalmente la pubblicazione del loro lavoro all’inizio del 2010. Innanzitutto dobbiamo dire che non siamo di fronte ad un gruppo di ragazzini, visto che la band trentina è attiva fin dall’inizio del 1993 e da allora è passata da esibizioni live in cui eseguivano cover di classici del prog alla realizzazione di composizioni personali, alcune delle quali registrate su cd e video autoprodotti. Già dal 2000 i Phaedra iniziano la stesura del concept-album che da poco ha visto la luce, attraverso una line-up che vede Claudio Bonvecchio al basso, alla chitarra 12 corde e alla voce, Matteo Armellini alla batteria, Stefano Gasperetti alle tastiere, alle chitarre e alla mandola, Claudio Granatiero alla voce, Elisabetta Wolf e Antonio Floris al violino e Fabrizio Crivellari al flauto traverso. Partiamo dalle tematiche affrontate, che, come già accennato sono ambiziose, visto che Ptah è il nome del protagonista del racconto che i Phaedra hanno messo in musica e attraverso le sue esperienze, le sue vicissitudini, le sue avventure e le sue speranze viene fatto un parallelismo con la storia dell’uomo, dalla vita alla morte. La narrazione esalta i toni drammatici e porta ad un finale tragico che può avere diverse chiavi di lettura. Passando all’aspetto musicale, possiamo dire che i Phaedra si cimentano in settantacinque minuti di rock sinfonico mediterraneo, come la PFM e Quella Vecchia Locanda hanno insegnato nei seventies e come Finisterre e Aufklarung hanno ben riproposto in un passato più recente. Ci sono brani di breve durata e altri più ariosi, ma sono sempre costruiti con sapienza, creando belle dinamiche, rafforzate dalle ottime interazioni tra strumenti acustici ed elettrici, con rimandi classicheggianti raffinati. Fin qui le belle notizie, che fanno intravedere le capacità di una band che potrebbe dire la sua nel prog odierno. Purtroppo a queste note positive bisogna aggiungere un difetto che inficia non poco la piena riuscita dell’album. Le parti vocali, infatti, non si rivelano all’altezza delle basi strumentali su cui poggia l’opera, a causa di un cantante che non sempre riesce a tenere al meglio le note e il cui apporto, alla fin fine, lascia molto perplessi e risulta stridente, dando un che di fastidioso a molti dei suoi interventi. Ed è un peccato, perché, come già affermato, le parti strumentali sono decisamente valide e mostrano una certa inventiva. Di conseguenza, nei momenti in cui queste sono preponderanti e prolungate, si denota una certa brillantezza, ma quando a prevalere sono i momenti cantati, il discorso cambia notevolmente. E’ difficile, alla fine, dare un giudizio preciso e globale. Le buone idee ci sono e i Phaedra mostrano enormi potenzialità, ma solo con un cantante dotato di grandi qualità vocali potrebbero fare il salto di qualità che permetterebbe loro di essere considerati tra le più belle realtà recenti italiane. Così com’è questo cd potrebbe non essere digeribile per tutti.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English