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PICCHIO DAL POZZO A_Live AltrOck 2010 ITA

Da sempre ensemble “aperto”, la band genovese dei Picchio dal Pozzo, dopo il ritorno discografico con “Pic_nic@Valdapozzo” del 2004, fa parlare nuovamente di sé con “A_Live”, un disco dal vivo che testimonia l’esibizione del 16 novembre 2008 in occasione dell’AltrOck Festival. A condividere il palco con Aldo De Scalzi (voce, basso, tastiere), Paolo Griguolo (voce, chitarra, flauto), Aldo Di Marco (percussioni) e Dado Sezzi (percussioni), c’erano i musicisti degli Yugen Paolo Botta (tastiere), Pietro Cavedon (pianoforte), Valerio Cipollone (clarinetto, sax), Mattia Sifnò (batteria) e Francesco Zago (chitarra). Una sorta di piccola orchestra diede vita ad una performance memorabile che abbiamo ora occasione di ascoltare e bisogna dire che per gli amanti dei due gruppi questo nuovo cd diventa un appuntamento imperdibile. Nei sessantasette minuti qui immortalati, infatti, troviamo uno splendido compendio dell’arte dei Picchio dal Pozzo e degli Yugen: una musica professionale, genuina, che porta la scuola canterburiana in Italia, che si avvicina ad un’avanguardia mai eccessiva, che può ricordare anche il grande Zappa, sia per lo humour, sia per certe orchestrazioni che vanno al di là di qualsiasi etichetta (si nota soprattutto in “Cocomelastico”). I nove musicisti si mostrano capaci di tutto, d’altronde le loro capacità sono ormai ben note. L’affiatamento è massimo e riescono a mantenere omogenea una proposta capace di spaziare dal jazz-rock che rievoca i maestri di Canterbury e gli Area ad un R.I.O. non estremo, dall’improvvisazione alla classica contemporanea, il tutto attraverso combinazioni elettroacustiche magnifiche e di gradevolissimo effetto. In “A-Live” la scaletta è composta da ben cinque brani tratti dal primo omonimo album dei Picchio dal Pozzo, che mantengono intatto tutto il loro fascino, con quell’aura onirica canterburiana, discendente da Hatfield and the North, Gong e Robert Wyatt, e passaggi strumentali diluiti in un personalissimo progressive psichedelico. In più, la splendida “Adriatico”, perla d’avanguardia condita dalla voce di Demetrio Stratos, le divertenti “Il Presidente” (con tanto di inno italiano storpiato in maniera buffissima e testo irriverente) e “Uccellin di bosco” e, infine, l’inedito “Lindbergh”, che inizia come ballata stravagante per piano e voce, prima di immergersi in un vortice di sperimentazione con fiati, effetti sonori, sussurri e controcanti a creare atmosfere a cavallo tra il jazz e echi wyattiani. La storia dei Picchio dal Pozzo continua quindi alla grande e si arricchisce di un nuovo, meraviglioso, tassello, che ci mostra ancora una volta come siamo di fronte ad una “entità” fuori dalla norma del prog italiano.


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Peppe Di Spirito

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