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PARONI PAAKKUNAINEN |
Plastic maailma |
Scandia |
1971 (Rocket Records 2010) |
FIN |
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Il barone Paakkunaninen è un personaggio chiave in una scena rock finlandese che si va plasmando e che ama sperimentare ed ampliare i propri confini. Il suo nome lo ritroviamo infatti accanto ai grandi di questo movimento come i Wigwam, Jukka Tolonen e Pekka Pohjola, e la cosa non ci sorprende visto che era un session-man molto attivo e molto adattabile per le sue capacità. Seppo Toivo Juhani "Paroni" Paakkunainen, questo il suo nome completo, ha studiato, negli anni Sessanta, all’Accademia Sibelius di Helsinki ed ha successivamente completato i suoi studi di composizione al Berklee College of Music. Il suo stile si basa sulle contaminazioni, partendo da solide basi jazz e passando attraverso il folklore, sia finlandese ma anche appartenente alla cultura Sami e indiana, la musica classica, il pop ed il rock. Questo album, che lo vede in azione con il flauto ed il sax (alto e tenore) è il primo della sua carriera discografica e si colloca temporalmente immediatamente prima della sua esperienza con i Karelia, gruppo che fonda proprio in quegli anni e in cui si diverte a mescolare esperienze etniche e jazz in uno stile che verrà preso come punto di riferimento da molte band a venire. Purtroppo la rarità del vinile originale non ha permesso fino ad ora un approccio semplice con questo artista, nonostante la sua indiscussa importanza nel panorama musicale finlandese e finalmente, ascoltando questa ristampa, giunta grazie ad una collaborazione fra l’etichetta Rocket Records con la Warner finlandese, vi stupirete sicuramente pensando a come la musica di Paakkunaninen possa essere rimasta fino ad ora nel dimenticatoio. Sicuramente vi accorgerete che questo è una specie di tassello mancante nell’ambito della scena prog finlandese che ben conoscerete, grazie all’abbondanza di tanti talenti musicali. Proprio l’apertura, lo strumentale “Beat Bolero”, ci dà dimostrazione dell’eclettismo del barone che riesce a fondere in un magma musicale denso jazz rock, psichedelia e frammenti di classica e folk, con toni cupi ed imponenti dettati dall’organo Hammond ed il groove caldo del sax. “Laulajan Blues” è un classico blues interpretato dalla voce cavernosa ed ululante di Harri Saksala ma si tratta di uno dei pochi momenti “convenzionali” di un album che oscilla contemporaneamente in tante direzioni. Ne è prova “Mango”, un pezzo che ci porta verso la tradizione della musica indiana con tanto di sitar, tabla e flauto di legno. Harri Saksala (che troviamo in 4 canzoni) non è l’unica voce solista: troviamo infatti in questo ruolo anche un’interprete femminile, Arja Saijonmaa, che partecipa in tre tracce. Di queste “Kaksi pintä ihmislasta” unisce un’anima pop ad atmosfere da big band mentre esperimenti più interessanti dal punto di vista canoro li possiamo trovare in “Vain kaiku jää” che unisce atmosfere cantabili a frammenti di folk ed un’interpretazione vocale che anticipa in qualche modo le evoluzioni di Björk. “Panu toivoton” presenta un sound esplosivo e roccioso, con chitarre hard rock e la tromba aggressiva di Mike Koskinen. “Ennen ja nyt” è invece sbilanciata verso atmosfere folk con un flauto arioso che quasi contrasta con la voce di Saksala. Colpisce la preparazione dei musicisti che agiscono comunque in un contesto musicale che può apparire a tratti quasi rudimentale, graffiante ed istintivo, tagliato a pezzi grossolani. E’ poi molto intrigante la mescolanza e l’alternanza di stili i cui frammenti, come già detto, ritroviamo disseminati nelle opere venture di molti altri artisti. Punti di contatto li ritroviamo con Wigwam e Tasavallan Presidentti anche se in questo caso tutto sembra più primordiale, le venature jazz-blues appaiono più massicce e nervose ed il sound decisamente più granitico, anche se paradossalmente questi aspetti si trovano spesso stranamente intrecciati ad ammiccamenti pop. Come ho spiegato questo è un tassello importante per il prog finlandese che aiuta sicuramente a completarne la visione: visto quindi che finalmente è stata fatta, tra l’altro con notevole impegno, una ristampa legittima, direi di approfittarne tranquillamente.
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Jessica Attene
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