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PIERROT LUNAIRE Tre G.T. Music Distribution 2011 ITA

E’ storia risaputa… C’erano la PFM, il Banco, le Orme, gli Area… Ma non erano i soli: c’era infatti un numero incredibile di gruppi talentuosi ad affollare il panorama del prog italiano degli anni ’70. Gruppi che hanno avuto meno fortuna e meno visibilità di quelli citati, ma che spesso hanno realizzato capolavori e/o album di grande classe, riscoperti negli anni ’90 e tutt’oggi amati e venerati. Una delle tante band che gode di prestigio e rispetto da parte dei cultori è senza dubbio quella che ha come nome Pierrot Lunaire e che vedeva tra le sue fila musicisti di primordine come Arturo Stalteri e Gaio Chiocchio. Autore di due ottimi album, un omonimo improntato ad un rock sinfonico e classicheggiante ricco di personalità, e “Gudrun”, più orientato ad una sperimentazione non eccessiva, questo ensemble aveva iniziato anche a lavorare a nuovi brani nel 1977, in vista di un nuovo LP che avrebbe dovuto semplicemente intitolarsi “Tre”. E furono proprio tre le canzoni registrate all’epoca e qui riproposte in un cd che tuttavia non può essere visto come il nuovo album dei Pierrot Lunaire. Questo lavoro è infatti idealmente suddiviso in diverse parti. C’è la “Storia”, ovvero una manciata delle migliori composizioni della band riproposte da diverse realtà dell’attuale scena prog. Chi ha già avuto modo di ascoltare i lavori di queste ultime, noterà senz’altro come alcune abbiano “interiorizzato” talmente la proposta da assemblare le cover in maniera molto personale. Sarà così facilmente riconoscibile la raffinata e prorompente musica dei Gran Turismo Veloce nella loro ottima riproposizione di “Il re di Raipure”, o l’orientamento elettronico degli Sciarada per “Dietro il silenzio” e le sperimentazioni sonore e vocali di Claudio Milano e Marco Tuppo con i Liir Bu Fer per “Gallia”. Gli altri protagonisti che si sono cimentati in questo lavoro sono Il Segno del Comando, gli InSonar, i Central Unit e lo stesso Stalteri che interpreta al piano “Morella”. Dopo questa parte dedicata alle cover, che dimostra come i Pierrot Lunaire abbiano esercitato una forte influenza verso artisti impegnati in campi anche molto diversi del progressive, seguono le “Versioni alternative”, cioè i demos di “Sonde in profondità” e di “Mein armer italiane” registrate dal gruppo nel 1975, che confermano la voglia di sperimentazione che alimentava i musicisti all’epoca. Ed ecco finalmente “Tre”, gli inediti datati 1977 e che rappresentano l’attrattiva principale del cd. Si tratta di episodi molto interessanti, che pagano una registrazione domestica (e mostrano, quindi, un suono un po’ chiuso) ma che fanno capire che, sviluppate adeguatamente, avrebbero potuto dar vita a nuove meraviglie: “Soldato” è un duetto di pianoforte; “Cilla” (l’unico inedito che, oltre a Chiocchio e Stalteri, vede un’ulteriore presenza con Laura Buffa alla voce), una bella ballata per piano, “bell guitars” e voci, che rievoca il primo album, con riferimenti alla musica classica e alla tradizione mediterranea; mentre “What’d you say” sembra maggiormente orientata ad un folk progressive stravagante, con chitarre acustiche e voci a evocare antiche melodie, supportate da un organo elettrico che fa un bel sottofondo. Il “Finale” è poi affidato nuovamente agli Sciarada, che offrono la loro personalissima interpretazione di “Giovane madre”. Per “Tre” si potrebbe parlare di disco tributo ad una band importantissima per il rock progressivo italiano, fatto con entusiasmo e sincerità. Iniziativa lodevolissima e documento che contemporaneamente fa riscoprire delle composizioni di grande classe e presenta inediti che fanno capire come la vitalità, lo spirito e la creatività dei Pierrot Lunaire non si fossero affatto esauriti con “Gudrun”.


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Peppe Di Spirito

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