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PAPIR Stundum El Paraiso Records 2011 DAN

I danesi Papir, dopo aver inciso nel 2010 un album omonimo per la piccola etichetta locale Red Tape, approdano alla El Paraiso Records, cioè la casa discografica dei più noti connazionali Causa Sui, pubblicando alla fine del 2011 questo ”Stundum” (parola islandese che letteralmente è analoga al “sometimes” britannico ed è presente come avverbio anche nel linguaggio delle isole Far Øer) sia in cd che in doppio vinile.
Nonostante la giovane età, il trio di Copenaghen ha una consolidata esperienza live ed infatti il loro secondo lavoro è stato registrato praticamente in presa diretta durante una sorta di week-end “lungo”, con l’aggiunta di un paio di overdubs ad opera di Jonas Munk, chitarrista proprio dei Causa Sui, che ha anche prodotto e mixato l’intero album. Come accaduto ad altri gruppi scandinavi che si sono interessati alla psichedelia ed alla musica cosmica (gli svedesi Blandbladen, ad esempio), i componenti dei Papir hanno collaborato con gli Øresund Space Collective e dicendo questo già qualcuno starà immaginando quanto contenuto nel supporto digitale o nei solchi dei vinili. Ma non bisogna tirare conclusioni affrettate. Il sound, infatti, risulta denso, pastoso, frutto (casuale?) della particolare acustica che si è venuta a ricreare in una casa di legno nel nord di Zealand, l’isola più grande della Danimarca. Certo, i riferimenti dichiarati del chitarrista Nicklas Sørensens vanno da Michael Rother dei Kraftwerk a quel Manuel Göttsching che ha dato anima agli Ash Ra Tempel, per non parlare dei Can e del Miles Davis più elettrico (e noi ci aggiungeremmo anche gli Amon Düül di “Phallus Dei”); ma già da un primo ascolto ci si rende conto che occorre andare a ricercare dei modelli ancora precedenti. Difatti, dopo i primi tre minuti dell’iniziale “Sunday #1”, votati ad un viaggio sulle ali del vento cosmico, Sørensens si lascia andare ad un solismo inequivocabilmente west coast-style, facendo emergere nitide le radici che affondano tra gli anni ’60 e ’70. Ma dalla sfuriata finale, si comprende come l’elemento trainante, a dispetto delle apparenze, sia il batterista Christoffer Brøchmanns, capace di sprigionare un drumming sempre molto potente e complesso, nonostante la lunga durata della maggior parte dei brani. “Saturday” e “Monday”, per l’appunto, vanno rispettivamente dai quattordici ai diciannove minuti. Il primo pezzo parte con una base ska, per poi sviluppare una stesura avvincente di controtempi in cui Brøchmanns ed il bassista Christian Becher Clausen permettono alle sei corde di esprimersi al meglio su una strada spianata da ogni ostacolo; il secondo, che su LP copre l’intero lato B, introduce se stesso ancora con delle finezze della sezione ritmica, facendo pian piano crescere le fasi chitarristiche, fino ad un mix magmatico che toglie il fiato. Un incedere virtuosistico che deve ad un certo momento placarsi, per poi ripartire gradatamente.
Non sono da meno i diciotto minuti di “Sunday #2”, che inizialmente sanno parecchio di psichedelia settantiana, per essere subito dopo intrisi a piene mani di battute tipiche dell’infuocato linguaggio musicale di Jimi Hendrix, a cui si aggiungono le vertiginose acrobazie del miglior Steve Hillage.
“Tuesday #1” vede la presenza dello stesso Jonas Munk alle tastiere, in un brano che si rivela differente da quanto ascoltato fino a questo momento, forse più vicino durante i suoi quindici minuti alla filosofia di certi corrieri cosmici, in un crescendo che si va perdendo vero il pulviscolo della galassia. Gli effetti di “Tuesday #2” fanno infine calare silenziosamente il sipario.
Ormai si sarà capito: la denominazione di ogni pezzo sta ad indicare come queste vere e proprie jam-sessions si siano svolte nell’arco di soli quattro giorni. La quinta giornata, poi, è stata impiegata per il lavoro di “limatura” finale.
Sul loro sito i Papir hanno comunicato che si sono già messi al lavoro per la realizzazione del terzo album. Chi ha apprezzato “Stundum” non potrà che rimanere in trepidante attesa del nuovo materiale di una band ormai da annoverare tra le più originali del settore, nonostante (e forse soprattutto) i rimandi ad illustri modelli del passato, mettendola accanto a gruppi come i tedeschi Samsara Blues Experiment (quelli del primo album) o gli inglesi Dream Machine.


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Michele Merenda

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