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PYRAMIDAL |
Dawn in space |
Radix Records |
2011 |
SPA |
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Primo disco per questa band spagnola proveniente da Alicante, formata da Miguel Rodes al basso, Miguel Angel Sanz alla chitarra e sintetizzatore, Óscar Soler chitarra e voce e dal batterista Lluís Mas. Il quartetto ci propone un lavoro composto da sette composizioni di durata variabile tra i cinque e i quattordici minuti, con la sola eccezione della prima traccia “Intronauts” (solo un minuto) che funge, da preludio al viaggio spaziale proposto.
Un viaggio dettato molto da sonorità stoner e dal costante fraseggio tra le due chitarre, in una lenta (quasi impercettibile) evoluzione. “Intronauts” parte quindi con poche note di sintetizzatore, percussioni, rumori e disturbi provenienti dallo spazio su cui si inserisce il riff della chitarra. Un preambolo che ci porta a “Black Land”, pezzo dov’è presente per pochi secondi una voce filtrata che lascia spazio al dialogo delle due chitarre, sostenute da una buona base ritmica. La successiva "Kosmik Blizzard" si rifà a soluzioni sabbathiane, nel suo incedere altalenante, via via sempre più veloce per poi nuovamente arrestarsi.
“Dawn in Space”, inframmezzata da differenti assoli, mette in mostra le abilità tecniche del gruppo. Per quanto risulti essere un pezzo gradevole tende a rivelare anche il punto debole del disco: una ricerca a volte fine a se stessa, senza riuscire a trovare quell’idea o lo spunto che porta a compimento il lavoro. Più convincente risulta essere “Plastikleuten”, suddivisa in due parti, ancora una volta pochi accordi di chitarra ripetuti su una base ritmica ossessiva, lasciano il posto ad ambientazioni siderali disegnate dal sintetizzatore di Sanz, per quello che è uno dei pezzi migliori del disco. “Tempel Iaru” si presenta come una danza esotica, con rimandi agli Ash Ra Tempel (come forse suggerito dal titolo), che parte quasi in sordina per via evolversi ed esplodere, inframmezzata da un bell’assolo di batteria. “Mars Lagoon” è il brano più lungo del lavoro, tuttavia non aggiunge nulla a quanto espresso in precedenza, anzi un breve stacco ci porta al finale, slegato dal contesto e forse superfluo. L’album in definitiva non è certo nulla di rivoluzionario nel suo genere, sono ben chiari i riferimenti e le ispirazioni, tuttavia si configura come una buona prova d’esordio. Dal sito della band oltre alla preascolto delle singole tracce, è possibile acquistare il disco, sia in formato cd che lp oppure in digitale.
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Roberto Cembali
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