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POETIC FILHARMONY |
Černý vdovec |
Cikanek |
2011 |
CZE |
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E’ un interessantissimo mix di fusion e rock progressivo quello che possiamo ascoltare in quest’album dei cechi Poetic Filharmony. Si tratta di un lavoro che non è stato molto pubblicizzato, per lo meno in ambito prog, ma che merita massima attenzione per l’abilità mostrata dai musicisti e che può attirare parecchio gli amanti delle esecuzioni “chirurgiche” e di una certa articolazione strumentale. Si parte subito con due bombe: “Kachnicka” e “Poetic jungle”. I ritmi vanno veloce con pulsazioni trascinanti, le note volano a raffica, ma senza esagerazione, in una fusion progressiva ricca di energia e in una bella esibizione tecnica in cui si riscontra anche tantissimo feeling. I brani infatti sono essenziali, mai si ha l’impressione che i musicisti vogliano solo sfoggiare un esercizio di stile, anzi sono capaci di sintesi ed equilibrio nei loro incroci virtuosistici. E si arriva così ai quasi dieci minuti di “Cookoo”, brano fantastico, tecnologico e ricco di sfumature, in cui la chitarra e le tastiere si alternano alla guida su ritmi funambolici e dove anche basso e batteria hanno i loro momenti al centro del proscenio, con duetti magistrali. “Hannah”, con le delicatissime pennellate di sola chitarra acustica, è uno dei due brevi bozzetti strumentali inseriti nel lavoro; l’altro è “Rozmarynka (Lucii)”, brano guidato da un malinconico piano e in cui la chitarra rifinisce elegantemente. “Vytah” viaggia su ritmi speditissimi con la personalissima visione della fusion dei Poetic Filharmony e solo verso metà della composizione si tira un attimo il respiro. Per di più, quando la chitarra diventa protagonista assoluta, sembrano venire alla mente anche alcune delle cose migliori di Joe Satriani. “Mumo” è l’unico pezzo cantato (ma forse sarebbe più corretto dire recitato, o addirittura ansimato) dall’ospite Jana Koubkova; ritmi sincopati, tanta tensione, qualche eco crimsoniano ed anche il giusto pizzico di sperimentazione per quasi undici minuti che portano a termine un lavoro di grande qualità e che lascia immediatamente un’ottima impressione. Certo, c’è bisogno anche di una certa predisposizione per ascoltare questo tipo di musica, ma spesso il prog è fatto anche di esibizioni strumentali di questo tipo e i Poetic Filharmony, in poco più di quaranta minuti, dimostrano un grande talento sia da un punto di vista della preparazione tecnica che per fantasia mostrata.
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Peppe Di Spirito
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