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PREACHER |
Aftermath |
IME Records |
2016 |
UK |
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I Preacher sono un gruppo scozzese composto da 8 elementi (tra i quali 2 coriste) che con “Aftermath” giungono alla loro seconda prova discografica, dopo l’esordio con “Signals” del 2014. Non conoscendo il lavoro di debutto, mi avvicino con curiosità al nuovo album dalla copertina fantascientifica e dal libretto semplice ma comunque ben fatto e comprensivo di liriche. Nove tracce (che mai superano i 7 minuti) e una più che accettabile durata intorno ai 50 minuti completano il quadro in breve di “Aftermath”. Una proposta nel complesso piacevole, con qualche inevitabile difetto, moderna ma con qualche retaggio del passato e con un bel “punch” a renderla, probabilmente, più appetibile, seppur sempre nell’ambito della (comunque solida) nicchia progressive. La title track apre l’album seguendo questi input, con un inizio soffuso e poi una lenta crescita con alla ribalta la chitarra elettrica di Greg Murphy. Decisamente floydiana “Welcome to the fray”, appena sfiorata da tentazioni più heavy-oriented. La particolare voce di Martin Murphy ben interpreta la marziale “War” e la malinconica “Hold on” ricca anch’essa di imprinting gilmouriano (comprese le backing vocals femminili…). Che i Preacher abbiano ben assimilato la lezione dei Floyd è sin troppo evidente nella riuscita “Vision”, dall’ottimo refrain, anche se gli ultimi 2 minuti sparigliano un po’ il trend sfiorando il jazz-rock. “Sleep” porta con sé qualche stemperato ricordo blues, mentre “War reprise” ci ricorda come Gilmour sia uno dei chitarristi che più hanno fatto scuola. La soft song “Always”, con il timbro vocale di Martin Murphy non lontano da quello di Bowie, chiude questa discreta seconda prova discografica della band scozzese. Buono senz’altro il feeling musicale, ottimo il cantante ma talvolta i brani difettano un poco di personalità. Ed è, a mio parere, su questo aspetto che i Preacher dovranno lavorare se vorranno fare un deciso salto di qualità. Una curiosità per finire: nella copia in mio possesso (non sappiamo se anche per le altre stampe) in copertina “Vinyl” è posta come brano numero 6 (mentre all’ascolto è al numero 5), mentre “Sleep” indicata come 5° traccia in realtà la si ascolta alla posizione 7…
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Valentino Butti
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