|
Come iniziare...? Potrei cominciare col dire che quest'operazione reunion è stato un atto di crudeltà incredibile nei confronti degli ignari fans di questo gruppo storico. Già da alcuni anni oramai si sapeva che la PFM si sarebbe riunita in formazione (quasi) originalo; il susseguirsi di voci... l'abbandono di Pagani dopo qualche riflessione... alla fine la conferma ufficiale... le date di uscita che vengono di volta in volta rimandate... fino alla crudeltà finale: la pubblicazione di quel cofanetto live con 4 CD che ci ricordavano com'era la PFM dei bei tempi. L'eccitazione era a mille: voci incontrollate e semi-ufficiali parlavano di una sorta di ritorno alle origini per i quattro. Alla fine, ci ritroviamo tra le mani questa sorta di concept album dalla copertina un po'... seminale.
L'inizio pare essere promettente: si parte con un breve brano introduttivo con la voce di Ricky Tognazzi che ci introduce m atmosfere misteriose e catartiche. L'avvio del primo brano "Andare per andare" conferma quest'impressione, salvo sfociare in un brano più commerciale comunque non del tutto disprezzabile. "Sei" inizia con un cantato degno del miglior Fabio Concato (!), salvo a sua volta lasciar spazio a un bel finale strumentale. Siamo già un po' interdetti, ma è niente in confronto al seguito dell'album: una sequela di canzoni commerciali che avrebbero senz'altro fatto la loro figura a Sanremo. Quando il gruppo qua e là lascia andare gli strumenti possiamo ancora godere di momenti emozionanti e, sia ben chiaro, l'album non è brutto... se lo prendete per quello che è, ovvero appunto un lavoro commerciale, fatto per essere ascoltato in macchina, tra amici o in dolce compagnia... Purtroppo non bisogna chiedere di più da "Ulisse", e c'è da chiedersi se ci voleva rutto questo tempo per dar vita a un disco del genere; forse addirittura il migliore dai tempi di "Jet lag" (a parte "Suonare suonare" a mio giudizio), ma non è molto consolante...
|