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PROGRESS |
Tulejää |
Strangiato Records |
2016 |
EST |
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L’Estonia, ormai dovrebbero saperlo tutti, è una terra che molto a dato al progressive. Dagli anni ‘70 fino ai giorni nostri sono molti i gruppi degni di nota proveniente da questo piccolo paese baltico. Non mi sorprende quindi trovarmi a recensire “Tulejää” (fire-ice), secondo e ultimo album degli estoni Progress, e che questo album mi piaccia anche molto. La formazione è quanto di più classico si possa aspettare da un gruppo prog, ovvero 5 elementi (voce, chitarra, basso, batteria e tastiere); unica concessione il cantante che suona anche il sassofono. Il sound è estremamente vintage, risultando profondamente ancorato agli anni ‘70, in particolare a quello hard prog scandinavo alle volte un po’ psichedelico di gruppi come Trettioåriga Kriget, Tasavallan Presidentti, Høst o anche i connazionali Ruja… Questi intenti sono chiari già dalla vorticosa introduzione del pezzo di apertura “Hirmul on suuredsilmad“, disegnata da uno Hammond verace e aggressivo. Lo stesso dicasi per i riff Sabbathiani di “Rahutus” e “Musta Lipu All” o per il blues rock di “Kuu”. Ci sono qua è là spunti più jazz o più space rock tipici dei primi SBB o spunti glam rock che riportano alla mente il primo Alice Cooper. Ad ogni modo tutto l’album trasuda anni ‘70 in ogni singola nota. Se non si sapesse l’anno di uscita potrebbe essere tranquillamente confuso con una ristampa di una vecchia band dimenticata. La struttura dell’album è song-oriented, con brani d’impatto che durano massimo sui 7 minuti, tutti perfettamente bilanciati grazie alle notevoli abilità dei cinque componenti della band. Nei Progress infatti, tutti navigano nella stessa direzione, non eccedendo mai in narcisismi o virtuosismi eccessivi ma essendo sempre focalizzati sul sentiero che si deve seguire e alla fine tutto risulta estremamente coeso. Sicuramente è da menzionare la performance del cantante sassofonista Ragnar Kassik che riesce essere delicato o aggressivo con egual efficacia a seconda del contesto; particolarmente belli gli arrangiamenti vocali di “Musta Lipu All”. Ad ogni modo sarebbe un torto non menzionare anche gli altri membri della band: lo Hammond incendiario alla Lord di Kristen Kütner, la chitarra di Mattias Kuppart, vero motore del sound della band, il basso pulsante di Johan Nestor e infine la batteria di Mattis Kirsipuu che è un vero e proprio compendio di tutto ciò che deve fare un batterista rock anni ‘70 (ovviamente!). I Progress non hanno minimamente intenzione di essere innovativi, si muovono su un sentiero già ben tracciato da altri, ma lo fanno con gusto e abilità notevoli. “Tulejää” è un disco schietto ma soprattutto bello e suonato alla grande. Un disco che sicuramente non farà la muffa nella mia collezione, ma che si lascerà sempre ascoltare con molto piacere!
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Francesco Inglima
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