|
PLURIMA MUNDI |
Percorsi |
autoprod. |
2017 |
ITA |
|
I tarantini Plurima Mundi ci avevano già conquistato con il loro EP d’esordio “Atto I” del 2009 ed oggi, a quasi un decennio di distanza, danno un seguito al promettente debutto con “Percorsi”. Capitanati dal violinista Massimiliano Monopoli (autore di tutte le musiche, mentre le liriche sono della scrittrice Maria Giuseppina Pagnotta), la band si avvale ancora dei servizi di Massimo Bozza al basso e della splendida voce di Grazia Maremonti, mentre “nuovi” sono il chitarrista Silvio Silvestre, Lorenzo Semeraro al pianoforte ed il batterista Gianmarco Franchini. “Percorsi” non è un concept album in senso stretto. Un sottile fil rouge, però, unisce i quattro brani in un percorso umano fatto di gioie, di delusioni, di drammi. Pur essendo la voce di Grazia Maremonti uno dei punti di forza del gruppo, l’album si apre con un notevole brano strumentale di oltre dieci minuti dal titolo “Eurasia”. Il violino di Monopoli dirige le danze conferendo al pezzo un che di classico anche se la struttura rock è ovviamente presente grazie ad una spiccata sezione ritmica. Una sarabanda strumentale davvero degna di nota. Dolcissima l’introduzione di “E mi vedrai… Per te”, poi il brano sale di intensità e “giganteggia” il cantato “operistico” della Maremonti. Non mancano i preziosi contributi di una ficcante chitarra, incursioni del pianoforte ed un violino onnipresente. “L. …Tu per sempre” è un altro bel pezzo “avventuroso” ed anche “tirato” che pare stemperarsi con l’ingresso della vocalist. Pare, appunto, perché il sound è sempre molto dinamico e, a tratti, sicuramente hard. Curiosità: del brano è presente, come ultima traccia, una short-single version che sfiora i quattro minuti. “Male interiore (la mia età)” chiude ottimamente i “Percorsi” della band pugliese. L’inizio è soffuso con arpeggi di chitarra ed il cantato della Maremonti sempre in stato di… grazia. Un continuo crescendo con le combinazioni chitarra-violino ed una ritmica, al solito, convincente, un languido pianoforte che ogni tanto fa capolino e calma, o prova a calmare, brevemente le acque. Ben presto violino e chitarra tornano preponderanti e ci conducono finalmente in porto. Un album davvero convincente e ben fatto. Il percorso o, meglio, i “Percorsi” dei Plurima Mundi sono giunti solamente alla seconda tappa ed è lecito attendersi un cammino altrettanto valido nel prossimo futuro che, a sentire il deus ex-machina Monopoli, non sarà tra otto anni, ma molto prima. Glielo auguriamo proprio.
|
Valentino Butti
Collegamenti
ad altre recensioni |
|