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MARCELO PAGANINI |
B4 ever now (EP) |
autoprod. |
2018 |
BRA |
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Personaggio decisamente poliedrico questo Marcelo Miranda Brandão, in arte Marcelo Paganini. Brasiliano di nascita e francese di adozione dal 1984, nella zona d’Oltralpe ha avuto modo di frequentare sia l’Institut Musical de Paris che la Sorbona, dove ha studiato musicologia. Tra gli autentici pionieri della programmazione MIDI (sia per chitarra che per batteria), quando era a Belo Horizonte ha fatto parte dei Tribo de Solos, ha firmato hit per i connazionali Kamikaze (tra cui “Blues de Ninguem”) e quando negli anni ’90 è andato a New York ha poi suonato tra gli altri con Tiberio Nascimento. Non finisce qua, perché il nostro ha partecipato a festival cinematografici dal natio Brasile fino all’Islanda, passando per Inghilterra e Olanda. Sì, perché il buon Marcelo è anche regista (di pellicole sperimentali, chiaramente!) e nel 2011 ha vinto l’Odball TV 69 Hours Gilm Challenge al Portobello Film Festival di Londra. Ed oggi dove bazzica? Ma è ovvio, in Italia! Dopo un certo numero di pubblicazioni e una cospicua quantità di canzoni (sembra più di 300, negli ultimi trent’anni), il musicista latino corona nel 2016 un sogno: collaborare con Durga McBroom, corista dei Pink Floyd assieme alla sorella Lorelei. Un’esperienza che a detta del protagonista è stata senza precedenti, da custodire per il resto della vita; episodio emozionante anche per la storica vocalist, pure lei trasferitasi nel Belpaese, definendo Marcelo una sorta di Micky Mouse in versione apprendista stregone, che invece del cappello usa la chitarra per estrarre sortilegi. Diciamo che però il mini album in questione suona proprio come un desiderio consumato in tutta fretta, tipo un’abbuffata da terminare prima che tutto scompaia. La produzione suona “fatta in casa”, decisamente rustica, e al momento non è dato sapere se magari questa era proprio l’intenzione di partenza. Probabilmente c’è sempre il principio che il sound debba essere sintetico, da programma di computer, ma occorre anche mettere in preventivo che tale scelta potrebbe non essere ampiamente apprezzata. “Cying with a smile” suona un po’ come le canzoni della MacBroom con i suoi Blue Pearl, magari privata di risvolti commerciali, più “densa” e caotica nella scelta delle partiture. Quest’ultime, con la voce quasi maschile di Durga, acquisiscono comunque ben altro significato se si va a guardare il relativo video creato proprio da Marcelo, in cui le immagini sfumano e si sovrappongono molto bene al viso della cantante (peraltro anche lei attrice; la si ricorda ad esempio in “Flashdance”). Su “Last Bart to San Bruno” si sente la cantante più che altro ripetere continuamente il titolo della canzone, mentre il titolare dell’album va sciorinando assoli sicuramente inusuali, che in parte potrebbero ricordare Jeff Beck quando si sforza di essere originale ad ogni costo, anche eventualmente a scapito dell’orecchiabilità. La tecnica del chitarrista franco-brasiliano non si discute, ma sono ancora una volta le scelte dei suoni – davvero striduli, su uno sfondo vuoto – a renderne difficoltoso l’ascolto. Nel 2013 era stato pubblicato “2012 space traffic jam”, dal quale vengono estrapolate “B4ever now” e la title-track; qui ovviamente vengono rifatte sfruttando le qualità vocali della cantante. Occorre poi ricordare la presenza di ottimi musicisti come il tastierista Eumir Deodato, il bassista Marc Madore e il noto batterista Gary Husband, compagni di viaggio di Marcelo Paganini. Questi, come già detto, è costantemente alla ricerca di soluzioni elettroniche che possano interfacciarsi con le sue capacità chitarristiche; pezzi composti in carriera come “Technodream” lo stanno a dimostrare. Quest’ultima prova dà davvero la sensazione di essere stata terminata troppo in fretta. Però forse si trattava solo di realizzare un sogno il più in fretta possibile ed evitare di svegliarsi, desiderando allo stesso tempo di poterlo condividere con quanta più gente possibile.
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Michele Merenda
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