|
PROMETHEO |
D'un fuoco rapito, d'un giovane uomo, d'un amore insensato |
Falena Record |
2019 |
ITA |
|
Prometheo è il nome di una band pugliese che esiste da oltre 10 anni, pur con i consueti cambi di formazione che si sono susseguiti nel tempo, e che dopo un paio di EP esce finalmente nell’autunno del 2019 con il suo primo album full length, da essa definito principalmente un’opera rock. Le passioni del gruppo per il Prog classico e per la mitologia sembrano andar di pari passo e si concretizzano in queste 10 tracce che narrano per l’appunto la vicenda del titano che rubò il fuoco agli dei, basandosi proprio sul “Prometeo Incatenato” di Eschilo. Tornando alla band, che ha base nella provincia di Bari, essa è oggi composta da Alessandro Memmi (voce, chitarra ed effetti), Andrea Tarquilio (voce), Andrea Siano (piano, synth e Hammond), Andrea Maddaloni (basso) e Alessandro Cellamare (batteria), con la collaborazione dell’altro tastierista Claudio Caputo e delle due vocalist Luce Montrone e Loredana Savino (che danno voce ai personaggi di Io e Corifea). La narrazione dell’album è incalzante e l’importanza dei testi si unisce all’accuratezza delle musiche che tuttavia a volte risultano un po’ da essi penalizzate, posizionandosi un passo indietro ad un cantato enfatico che procede incessante nella puntuale descrizione degli eventi drammatici raccontateci dal mito. Se questo comporta fatalmente una certa pesantezza e una laboriosa assimilazione, dall’altra è quasi inevitabile rimanere coinvolti dall’ascolto di una proposta musicale che comunque presenta variazioni di umore e di ritmica tali da consentirci di apprezzarne lo scorrere delle vicende e dei quadri. Da un punto di vista musicale siamo certamente in ambito prettamente afferente al classico Progressive Rock sinfonico (la band nei suoi primi giorni si produceva in cover di PFM, Banco, Area, King Crimson e altri nomi storici del Prog), pur con alcune variazioni jazzy e comunque con un bell’alternarsi di ritmiche e situazioni, senza mai concedere granché ad aperture ariose e rilassanti, in un crescendo emotivo che trova il climax nelle ultime tracce. C’è da dire che, malgrado si tratti praticamente di un’autoproduzione, pur col sostegno della regione Puglia, dal punto di vista tecnico possiamo ritenerci piuttosto soddisfatti del risultato che consente di apprezzare tutti gli intrecci strumentali che la band riesce comunque ad intessere a sostegno di un cantato che, per parte sua, regge adeguatamente il gravoso compito di sorreggere il grosso della struttura dell’album. Un album dunque piacevole, sicuramente lungi dall’essere banale, sia dal punto di vista musicale che da quello lirico, che richiede un ascolto non troppo superficiale per poterlo apprezzare appieno.
|
Alberto Nucci
|