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PENTACLE |
La clef des songes |
Arcane |
1975 (2023 Replica Records) |
FRA |
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L’unico album dei Pentacle può essere considerato a tutti gli effetti come un classico del Progressive Rock francese e non soltanto per gli evidenti legami con gli Ange, molto chiari sul versante stilistico ma rivelati anche dal brillante lavoro di produzione di Christian Décamps, nonché sanciti dalla firma con la Artcane, etichetta che faceva capo a Jean-Claude Pognant, manager del celebre gruppo francese. I Pentacle provengono da Belfort, nella regione della Franca Contea, la stessa città che nel 1970 vide la consacrazione al pubblico degli Ange con una performance presso il centro culturale "La Pépinière" passata alla storia. Gérard Ruez (voce solista e chitarre) ed il batterista Michel Roy avevano in precedenza suonato nei Wolf con Claude Demet (ricordato anche per la sua collaborazione con i fratelli Décamps) e con gli Octopus assieme a Alain Chagnot, uno dei membri dei primi Ange. Claude Menetrier (organo, Moog, piano ed Elka string ensemble) aveva invece militato nei Les Incredules con il bassista degli Ange Daniel Haas. Il solo ad essere sfuggito a certe frequentazioni è il bassista Richard Treiber che completa la line-up. Il contratto con la Artcane arriva presto, soltanto pochi mesi dopo la nascita del gruppo che risale più precisamente al Luglio del 1974, ed il risultato di questo sodalizio è proprio questo album, registrato nel Febbraio del 1975. Gli Ange rimangono il riferimento principale per i Pentacle anche se la loro musica svela una struggente poeticità, fatta di nuance delicate e squisitamente tastieristiche e molto povera di tutte quelle caratterizzazioni teatrali che invece fecero la fortuna dei colleghi più famosi. Se la title track, collocata in apertura, si sbilancia di più verso il fronte degli Ange, “Naufrage” svela un lirismo incantevole e malinconico che si nutre dei primi King Crimson con un tocco folk che ingentilisce le trame musicali brumose. L’âme du guerrier” osa di più con gli svolazzi organistici, le variazioni d’umore ed i suoi immensi scenari notturni abilmente disegnati dalle tastiere che acquistano talvolta fragranze spaziali. “Le pauvres” ha una struttura semplice con synth e chitarre acustiche che ricorda la poetica dei Pulsar mentre “Complot” possiede delle fattezze più orchestrali. La chitarra di Ruez ha un tocco decisamente Gilmouriano che emerge languido nei lunghi e lucenti assoli mentre la sua voce è sempre romantica e cantautoriale. In chiusura troviamo il brano più lungo, “Le raconteur”, onirico ed affabile, mai sopra le righe, elegante e lineare, con i suoi ampi momenti orchestrali in cui colpisce la morbidezza delle trame tastieristiche con registri prevalenti degli archi. I Pentacle chiudono la loro carriera nel 1976 lasciandoci questa gemma dal fascino discreto che ha l’occasione di tornare a splendere grazie a questa gradita ristampa su vinile.
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Jessica Attene
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