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Finalmente, dopo un'attesa di oltre 10 anni, vede la luce un nuovo album dei Pallas. Correva il 1986 quando, con l'uscita del discutibile "The wedge", la loro discografia ufficiale terminò di aggiornarsi, dopodiché qualche demo-tape di scarsa qualità sonora annunciava la rinascita, qualche sporadico concerto e... calma piatta! Al primo impatto confesso di aver nutrito forti dubbi sulla validità di quest'opera: sonorità molto pomp AOR e una voce, quella di Alan Reed, che ricordavo più originale. Poi, grazie agli ascolti successivi, sono stato conquistato. Si parte da dove ci aveva lasciati "The wedge" ma, col passare dei minuti, il suono si aggrazia, si addolcisce e ci conquista... come un buon risotto alla crema di asparagi. Forse ho esagerato, ma come rinunciare a "Ghosts" o a "Fragments of the sun"? Vi ricordate il primo puro ed acerbo Castanarc? Bene, uniteci un po' di "Arrive alive" ed uno spicchio d'aglio, fatelo rosolare bene, poi mi saprete dire. E' inutile soffermarsi sui vari brani: non ci sono grossi stravolgimenti sonori o virtuosismi, neanche Madonne piangenti da far gridare al miracolo: sicuramente possiamo trovare una chitarra pulita, tastiere pompanti, una base ritmica piuttosto vivace. Non sarà un capolavoro, ma "Beat the drum" mi ha riportato indietro nel tempo, quando degustavo i primi sandwiches a base di Fish & Marillion, sorseggiando un IQ on the Rush...
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