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RAIMUNDO RODULFO The dreams concerto autoprod. 2002 VEN

Ecco un disco che si inserisce a pieno diritto nella categoria irrinunciabili. Raimundo Rodulfo, chitarrista e compositore venezuelano dal grande talento, con "The Dreams Concerto" è al secondo lavoro: l'opera si presenta intrigante fin dal bellissimo booklet, in cui sono riprodotti i variopinti quadri di Peter Rodulfo, quantomai in tema con la musica di Raimundo, che è puro prog al 100%, di quello sfavillante e indimenticabile! La mezz'ora lungo la quale si distende il "First Movement" è davvero notevole: in "Sueños" i preziosi, delicati intrecci chitarra acustica/flauto si alternano a crescendo sinfonici da pelle d'oca, per un sound sempre caldo e melodicamente sopraffino. Chi ha già ascoltato gruppi come Iconoclasta e Via Lumini, ma soprattutto Sagrado e Quaterna Requiem, andrà a nozze con i sontuosi arrangiamenti di Rodulfo, molto ben elaborati. E non c'è dubbio che il feeling del CD sia assolutamente latino, tant'è che spesso tornano alla memoria anche bands nostrane quali Banco e Locanda Delle Fate; forse non è un caso, vista l'origine italiana della famiglia materna di Raimundo. Tornando alla suite, eccellenti sono pure le parti vocali femminili (in spagnolo), affidate a Beatriz Rivas; vivace è l'ultima parte strumentale, la folkish "Esperanza". Su basi differenti si muove il "Second Movement", per comporre il quale Rodulfo, che fra l'altro è ingegnere elettronico, si è servito di un complicato modello matematico di sua creazione, esaurientemente descritto nel libretto. Ciò resterà astruso per i più; nondimeno la musica che ne esce è affascinante, oscillando da trame Camel-canterburiane a passaggi maggiormente jazzy e avanguardistici. Largo spazio alla sezione ritmica e a strani effetti e filtri applicati alla chitarra, ora oldfieldiana, ora aggressivamente distorta: 17 minuti di geniale originalità. "Baroque", prima parte del "Third Movement", esplicita per contro fin dal titolo tutto l'amore che Rodulfo nutre per quello stile e per Vivaldi in particolare. Nei dialoghi fra chitarra classica e strumenti da camera l'energia è più contenuta che altrove, ma comunque non mancano buone soluzioni armoniche. La suite prosegue con "La Gran Epopeya de la Música y las Ciencias", sulla scia dei New Trolls di "Concerto Grosso" e del Rovescio della Medaglia di "Contaminazione": il connubio fra musica classica e rock è spumeggiante e non artificioso, proprio come nei capolavori del maestro Bacalov. Dunque il buon Rodulfo, vero virtuoso della chitarra (e anche del basso, aggiungo) pur senza indulgere in compiaciute e masturbatorie elucubrazioni, possiede l'innato dono di rapire l'ascoltatore. Un sincero plauso a lui e allo stuolo di abili collaboratori di cui ha saputo circondarsi: tra flauto, sax, violini, tastiere e percussioni è davvero un bel sentire. Il pubblico europeo, in primis quello italiano, non può ignorare questo Artista!

 

Francesco Fabbri

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