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RED SAND Mirror of insanity Ipso Facto 2004 CAN

I Marillion: forse in troppi li imitano ma solamente in pochi riescono a realizzare qualcosa che possa essere ascoltato con piacere nel tempo. I Red Sand con estrema semplicità, spontaneità e schiettezza realizzano un ottimo album di progressive sinfonico e romantico nella maniera in cui lo avrebbe potuto realizzare Fish a cavallo tra "Script…" e "Misplaced Childhood". Infatti non si tratta di un goffo tentativo di plagio: nelle vene di Simon Caron, chitarrista e artefice sia delle lyrics che della musica, scorre del sangue Rotheryano, o per lo meno questo è quanto si è portati a pensare fin dai primissimi minuti di ascolto. Il gruppo si è avventurato nella realizzazione di tre pezzi di discreta lunghezza, dai 10 ai 14 minuti circa, seguiti da un piccolo brano di 2 minuti e la musica scorre senza fatica, con scioltezza, portandoci in fondo tra mille déjà-vu e con la voglia magari di ricominciare da capo... anche perché complessivamente l'album non è poi così lungo, ma… insomma è meglio rimanere col desiderio di un riascolto piuttosto che con la testa piena di note inutili! Persino la voce di Hëmel si ispira visceralmente al modo di cantare di Fish, comunque senza troppe forzature ed in maniera spontanea e con un timbro ben distinto da quello dell'illustre modello. Per chiudere si può aggiungere che sotto lo pseudonimo di Stephan D pare nascondersi un membro dei Dagmähr, altra ottima band del Québec. Ragion per cui, se vi piace un certo tipo di musica, se non avete timore dei ricordi e non cercate l'originalità a tutti i costi potete avanzare con passo sicuro nell'acquisto di questo comunque ottimo CD.

 

Jessica Attene

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