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RAGNARÖK Path Silence/Musea 2008 SVE

A volte ritornano, come diceva qualcuno, ma a volte non ritornano proprio in perfettissima forma… ed è anche il caso di questa band svedese che realizzò nel 1976 per la locale etichetta Silence, un album minore ma apprezzato di etereo prog sinfonico con flauto e chitarre acustiche in bella evidenza. Sicuramente gran parte degli appassionati ricordano il grazioso debutto, anche se non tutti hanno ben presente l'evoluzione successiva del gruppo che ha sfornato, fino al 1991, altri 4 album, con delle formazioni ampiamente rimaneggiate rispetto a quella dell'esordio ed una produzione musicale non sempre all'altezza. Il tentativo di questi riformati Ragnarök è quello di recuperare le atmosfere e le suggestioni dell'ormai lontano debutto, intenzione questa che si intuisce già a partire dalla formazione che ricalca quasi perfettamente quella dell'epoca, con Peder Nabo alle tastiere, Staffan Strindberg al basso, Henrik Strindberg e Peter Bryngelsson alla chitarra e Thomas Wiegert, che non suonava nel disco d'esordio ma era presente in tutti e quattro gli album successivi, alla batteria. Anche la copertina ci riporta in qualche maniera all'album del 1976, mostrando l'immagine di una strada notturna che a questo punto sarà battuta da qualche tir invece che dall'ormai fiabesco pulmino Wolkswagen. Cosa aspettarsi da questo album? Sicuramente tanta nostalgia e assolutamente niente di nuovo e di spettacolare. Abbiamo 8 tracce strumentali delicate e sicuramente gradevoli, con gentili aperture sinfoniche, sonorità vintage che si sviluppano in maniera rilassata, senza fretta alcuna. Non stiamo parlando assolutamente di un brutto album, anzi… soltanto che in quest'ottica moderna di nostalgia del passato ormai perduto si è persa la freschezza e la naivetè dell'album di esordio, assieme agli intrecci delicati fra le chitarre acustiche ed il flauto, le immagini quasi infantili da sogno evocate dalla musica di allora e che riproposte in questa maniera hanno perso quasi tutto il loro sapore. La musica dei Ragnarök di allora non era nulla di strepitoso, musicalmente parlando, ma aveva i suoi lati assolutamente affascinanti che invece non riesco proprio a cogliere in questo CD, complessivamente gradevole, grazioso, delicato e paesaggistico ma nella sua essenza più intima vuoto e forse anche un po' scialbo.

 

Jessica Attene

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