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ANDRES RUIZ Los deudos Viajero Inmovil 2008 ARG

A volte sono le intuizioni semplici a rendere un album speciale, e questo disco si basa proprio su intuizioni semplici, come la fusione della grande tradizione cantautoriale e melodica argentina con elementi prog sinfonici. Ed il segreto di questo disco sta tutto qui: una struttura che non perde mai di vista la forma della canzone, linee melodiche limpide, una splendida voce solista, dal feeling jazzy, che potrebbe benissimo ricordare quella di Jeff Buckley, atmosfere avvolgenti, tastiere che ricordano le nuances delicate ed esotiche di Litto Nebbia e tanti piccoli ingredienti aggiuntivi che vanno da spunti cameristici, coloriture jazz e molto altro ancora. Così può capitare di scoprire paesaggi Crimsoniani nel bel mezzo di una ballad dal sapore nostalgico e languido, oppure che spunti un violoncello pacato o un flauto leggero a rasserenare gli animi. Il tutto è gestito con grande equilibrio e maturità, cosa che ci stupisce un po' pensando alla giovane età di questo artista, del quale "Los deudos" rappresenta ben il terzo LP. Oltre che l'ideatore e compositore dell'opera, Andrés è anche il principale strumentista in azione, occupandosi delle tastiere, della chitarra elettrica e della batteria. Questo fatto non pesa assolutamente ed i pezzi presentano una piacevole grazia e freschezza negli arrangiamenti, anche grazie all'apporto del flauto di Enrica Villar, della viola di Elizabeth Ridolfi e del sax di Diego Lopez Barrios. "Narval", la traccia di apertura che segue la brevissima intro, evidenzia subito le diverse anime di questo album, con il cantato soft e carezzevole, le tastiere ruvide sullo sfondo, il sound jazzato che si mescola col rullio delle onde del mare, il cui suono rassicurante sembra quasi cullare l'ascoltatore. Infine il flauto e la chitarra elettrica rendono il mood del pezzo cupo, quasi alla Anekdoten. Un'altra traccia da segnalare è la successiva, "Caminante", un breve strumentale che si apre con un piano cameristico ed una chitarra simil flamenco, per poi sfoggiare un piglio quasi avanguardistico. Ma si tratta di una delle tante oscillazioni di questo album che puntualmente ci riportano alla voce affascinante di Andrés, alla poesia delle sue canzoni, che tali vogliono rimanere. Sicuramente si tratta di un album interessante, godibile dall'inizio alla fine e a suo modo anche originale.

 

Jessica Attene

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