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IL RUSCELLO Paesaggio solare (Estate 1972) BTF/AMS 2009 ITA

“Il prog italiano non morirà mai”. Questo potrebbe essere il punto fermo che i componenti del gruppo Il Ruscello si sono posti nell’affrontare la realizzazione del loro album d’esordio. Parliamo ovviamente del prog storico degli anni settanta, quello creato in cantine fumose, quello dei testi evocativi, delle copertine ingiallite e dai colori sfuocati, delle foto in bianco e nero, quello che permetteva di riconoscere un marchio di fabbrica tipicamente italiano in una scena che aveva nella varietà uno dei suoi punti di forza.
Con queste premesse, è scontato parlare immediatamente del limite principale di “Paesaggio Solare”: il non inventare assolutamente nulla di nuovo. I tre musicisti hanno realizzato una dichiarazione d’amore verso le sonorità di un periodo storico irripetibile per la nostra musica, la quale negli anni si è evoluta e modernizzata ma in certi casi è rimasta uguale a se stessa, come un faro guida sempre acceso per i nostalgici che la rimpiangono.
Il progetto Il Ruscello è nato a Londra, dove Silvio e Giampaolo Cavallo gestiscono la loro società di produzione musicale. “Paesaggio Solare” è stato infatti composto e registrato interamente nella capitale inglese dai due fratelli insieme al tastierista e chitarrista Luca Harb.
Un disco che guarda totalmente al passato dunque, ma non per questo dal sapore stantio, condensato in quaranta minuti nei quali emergono chiare le influenze delle Orme, specialmente nella voce di Silvio Cavallo, simile in parecchi passaggi a quella di Aldo Tagliapietra, e di tanti altri gruppi, più o meno conosciuti, che hanno caratterizzato gli anni settanta in Italia. La musica che i tre ci presentano, ricca di temi e variazioni, non si basa sul virtuosismo strumentale, gioca piuttosto sulla sostanza compositiva e sugli arrangiamenti, costruiti sui suoni analogici dei synth, sull’organo e su chitarre acustiche ed elettriche dal timbro spesso scarno. L’iniziale “Il Cielo in un Ruscello” denota nelle parti vocali un chiaro riferimento al Balletto di Bronzo e si sviluppa su un tema principale sostenuto dal basso e da riff di chitarra elettrica essenziali, alternato a parti acustiche più rilassate e melodiche. Basso e chitarra ancora in primo piano nella prima parte di “La Grande Città”, con l’organo di Luca Harb che successivamente funge da sottofondo per assoli dalla decisa impronta floydiana. C’è spazio per il pianoforte nell’inizio di “Paesaggio Solare”, brano che più di tutti paga il tributo alle Orme. Il lungo brano finale, “Orizzonti”, ci riporta di nuovo nelle sonorità più oscure care al Balletto di Bronzo e le mescola intelligentemente con la melodia costruendo il brano più complesso e tirato dell’album.
Realizzando il loro album d’esordio, i ragazzi del Ruscello hanno corso il rischio di essere additati come derivativi, riuscendo invece a produrre un disco molto piacevole da ascoltare, ricco di melodie che rimangono facilmente in testa, un disco che prende il meglio da una scena storica e la rielabora in maniera creativa. Ci sono alcuni difetti, la voce non è eccelsa e le parti di batteria in alcuni momenti risente di una certa mancanza di fantasia, ma non sono affatto determinanti e potranno essere corretti in un auspicabile seguito. “Paesaggio Solare (Estate 1972)” è un ottimo disco, altamente consigliato ed è, probabilmente, l’unico cd pubblicato nel 2009 che ha orgogliosamente stampata sul retro di copertina la scritta “Stereo Recording - Mono Playable”.


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Nicola Sulas

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