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THE REASONING Adverse camber Comet Music 2010 UK

Siamo al terzo album in studio per questo sestetto di Cardiff che comprende fra le sue fila alcuni personaggi del circuito prog del Regno Unito, noti per aver militato in band come Magenta e Karnataka. In particolare stiamo parlando del bassista Matthew Cohen, uno dei fondatori della band, nata nel 2005, allorquando questi lasciò i Magenta, e della cantante Rachel Jones, che invece ha legato la sua voce ai Karnataka. In questo gruppo però non troviamo nessuna delle caratteristiche di queste due band: non vi è quella delicatezza e quella sinfonicità ariosa dei Magenta né il folk melodico dei Karnataka. C’è poi da segnalare anche qualche cambiamento di formazione rispetto agli album precedenti, con l’inserimento di Maria Owen alla voce e alla chitarra acustica, di un nuovo batterista e del tastierista Tony Turrell al posto di Gareth Jones.
La voce di Rachel si ritaglia il suo bel ruolo, addolcendo composizioni dall’impatto abbastanza energico, spesso guidate da chitarre elettriche ben in evidenza e sostenute che sprofondano talvolta nel campo del Prog Metal. La componente sinfonica c’è, ma si tratta di brevi spiragli di luce in un mondo di ombre, che all’improvviso si incupisce ancor di più sotto il peso dei riff di chitarra schematici e pesanti. Anche la batteria di Jake Bradford-Sharp è piuttosto schematica, con le sue ritmiche talvolta allegre ma per la maggior parte del tempo assai monotone. Sarebbe bastata una drum-machine ed il batterista, dopo aver inserito il “pilota automatico”, avrebbe avuto tutto il tempo di rilassarsi e mangiarsi persino una bella porzione di Fish&Chips prima della fine del pezzo, lasciato andare alla deriva in acque tranquille e sicure. Qua e là Owain Roberts inserisce il suo bell’assolo e così può mettersi a posto con la sua coscienza di chitarrista. Ognuno insomma sembra eseguire il suo compitino senza però impegnarsi più di tanto con la fantasia. Basta individuare una bella sequenza melodica, una base ritmica semplice a sostegno del pezzo, inserire qua e là qualche coretto, fare qualche assolo, irrobustire il sound o ammorbidirlo a seconda dell’effetto che si vuole ottenere, ed il gioco è fatto. La voce di Rachel è l’elemento più prezioso di questo disco e si fa notare in particolare quando c’è atmosfera e viene dato il giusto rilievo alla melodia e agli arrangiamenti. Purtroppo però non possiamo fare a meno di accorgerci dei molti difetti di questo album soprattutto quando entra in gioco l’altra voce solista, quella di Dylan Thompson, che possiamo per esempio sentir duettare con Rachel nella centrale “Through the Now”, in cui interviene anche Maria Owen, una cantante che non sembra brillare in quanto a personalità.
In questo calderone troviamo anche elementi New Prog con riferimenti ai Pendragon, ma privi di guizzi tastieristici, perchè le tastiere di Tony Turrell si fanno sentire a malapena (ma ci sono?), e anche molti spunti dal sapore pop. Si riconoscono riferimenti ai Marillion di Hogarth, ma senza la chitarra di Rothery, e anche a band dall’anima dark e gotica come i The Gathering, in questo album che tenta di seguire tante direzioni, senza imbroccarne una per il verso giusto. Il Progressive Rock melodico esiste ma non lo cercate qui perché potreste rimanere assai delusi.


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Jessica Attene

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