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RED ONIONS Diario di un uomo qualunque autoprod. 2010 ITA

Le cipolle rosse sono ricche di zuccheri e vitamine, fanno molto bene alla salute e prevengono i problemi cardiaci. Non sappiamo se predispongono all’apprezzamento del progressive rock o se favoriscono lo sviluppo dell’orecchio musicale, fatto sta che quattro ragazzi perugini hanno scelto questo ortaggio per dare un nome al proprio gruppo, creando anche un azzeccato tema grafico ad hoc per l’album d’esordio.
“Diario di un uomo qualunque” è un concept, un viaggio nei pensieri di un anonimo signor nessuno in balia delle sue frustrazioni create dai mezzi d’informazione. Il viaggio viene raccontato con le parole del diario scritto dal protagonista e con la musica che le accompagnano. Questa è una sorta di rock a tratti blueseggiante, spesso hard, ogni tanto psichedelico, suonato in maniera scarna ma arricchito da una struttura che si sforza di essere progressiva grazie ai soliti break ritmici, ai cambi di atmosfera e all’alternanza di parti elettriche e acustiche. L’insieme ha sapore di vecchio, di alcool e fumo di sigarette, a volte spudoratamente Settantiano, a volte profondamente ancorato ad una maggiore ingenuità tipica degli anni ’60, quasi a voler creare un impossibile e ossimorico proto-prog moderno. Tra i brani, tutti cantati in italiano tranne “Night time blues”, troviamo echi di Pink Floyd, Black Sabbath e Led Zeppelin frammisti a suoni acidi da West Coast o cantautoriali, o addirittura in certi momenti quasi punk, con un effetto d’insieme aspro, come quello che si può provare mordendo una fetta di limone.
Il risultato è più che sufficiente, grazie anche agli arrangiamenti che giocano egregiamente sugli intrecci delle due chitarre, le quali però a volte lasciano all’ascolto una fastidiosa impressione di accordatura approssimativa, forse voluta per aumentare la sensazione di asprezza e spontaneità. Lo stesso difetto sembra avere la voce solista, non all’altezza come timbro e intonazione, che a volte sembra arrancare nel raggiungere le giuste altezze.
“Diario di un uomo qualunque” è un discreto album d’esordio, con alcuni difetti da limare e tante asprezze, non da annullare ma da correggere per renderle più coerenti e rappresentative di uno stile che già esiste ma che si dimostra, più o meno volutamente, ancora acerbo.



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Nicola Sulas

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