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RAMO Ramo autoprod. 2009 BRA

Il Grupo Ramo è un insieme di giovani compositori e musicisti, variamente impegnati anche in altri progetti, tutti provenienti dalla scuola di musica UFMG di Belo Horizonte. Questo è il loro esordio discografico insieme, tenuto a battesimo dal pianista brasiliano Benjamin Taubkin (forse meglio conosciuto al fianco del grande jazzista Teco Cardoso) che ne ha curato la produzione, suonando anche un bellissimo assolo su “Samba Irmaõ”. Non stupisce affatto vedere fra i crediti di questo album anche il nome di un personaggio come Itiberê Zwarg, proprio perché la musica qui contenuta è fortemente debitrice verso quel concetto di musica universale ideato da Hermeto Pascoal di cui questi è grande sostenitore. Il talento di Daniel Pantoja (flauto e voce), Felipe José (violoncello, flauto, chitarra e voce), André Rocha (chitarre), Rafael Martini (piano, chitarra a 10 corde, melodica e voce), Frederico Heliodoro (contrabbasso) e Antonio Loureiro (batteria, tamburello e vibrafono) è fuori discussione ma quello che emoziona di più è il lirismo intenso di questa musica che parte da un jazz molto soft che possiede le splendide coloriture della música popular brasileira ma che allo stesso tempo è delicatamente contaminato da elementi cameristici e anche dal rock. La proposta ha in realtà ben poco di avanguardistico e ad entrare nel cuore dell’ascoltatore sono soprattutto i temi musicali sognanti che sembrano quasi accarezzarti l’anima. Vi è un’allegria impercettibile come una brezza che si stempera in quel sentimento piacevole ed indeterminato che in Brasile chiameremmo saudade. I suoni non si affollano quasi mai e direi che uno degli aspetti più belli è rappresentato proprio dalle melodie fatte di attesa, di suoni rarefatti, di particolari, come il dialogo fra piano e violino che apre “Mosquito”, il flauto che danza su un tappeto morbido di percussioni etniche di “Corre Loló, que tá na hora!”, gli arpeggi metallici di “Benesse” che si intrecciano ai sospiri del violoncello, i rintocchi leggeri sui piatti di “Ao que” e potrei andare avanti a lungo, di particolare in particolare. Non è questo un album carente in complessità ma è sicuramente appagante gustare ogni singolo particolare timbrico e assaporare la poesia di questa musica incantevole ed emozionante. C’è molta fantasia e varietà compositiva in queste tracce, anche perché proprio tutti i musicisti hanno contribuito, con una o più composizioni, alla realizzazione dell’album, e anche all’interno del singolo brano vi sono tante trasformazioni, mai violente ma sicuramente non prive di dinamismo e vivacità, quando necessario. La musica che piacevolmente vi accompagnerà per un’ora abbondante è sostanzialmente strumentale e le voci vengono usate di rado, come strumenti per qualche parte corale. E’ davvero difficile non apprezzare un album simile, stuzzicante sotto il profilo tecnico, dai suoni tiepidi e perfetti che solleticano letteralmente il padiglione auricolare, ma soprattutto pieno di sentimento… l’unico difetto è che praticamente quest’opera non si trova in giro ed è stata stampata solo in poche copie non destinate ad un’ampia distribuzione, ma se siete incuriositi, potete scrivere direttamente all’etichetta AltrOck (l’indirizzo del sito è nella pagina dei link) che è riuscita ad accaparrarsi qualche copia… o magari potete provare a contattare il gruppo cercando fra le pagine di Facebook o MySpace.


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Jessica Attene

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