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RUNAWAY TOTEM Zed Black Widow 1996 ITA

La gestazione di "Zed", opera seconda a lungo attesa dei gardesani Runaway Totem, dev'essere certo stata assai sofferta e tormentata, soprattutto a causa dei profondi mutamenti di line-up in seno al gruppo, che rispetto a "Trimegisto" conserva il solo Roberto Gottardi, chitarrista e tastierista nonché vera anima della band. Nei medesimi ruoli esecutivi ed anche compositivi troviamo ora, però, una vecchia conoscenza: René Modena, ex-Men Of Lake, il cui apporto mi piace immaginare determinante nell'edificazione del grande fascino di "Zed". Il lavoro, composto di due sole suites ben oltre i 20' di durata, rappresenta infatti la decisiva maturazione, la definitiva messa a punto di quei presupposti già ottimamente estrinsecati nell'esordio. La marziale ed epica apertura della title-track è resto sfregiata da un possente, cupissimo riff sabbathiano, seguito da un lugubre recitato con voci manipolate (i cantati sono curati dallo stesso Gottardi e da Susanna Villanova, con esiti discreti). Troviamo poi un lungo excursus psichedelico sulla dura falsariga degli High Tide, e riprese di stilemi dark-doom sicuramente esaltati dal missaggio, che ha inteso privilegiare i toni bassi. Ancora più cattiva la seconda traccia "Mnar", con una lenta ed oscura introduzione che Sembra aprirci pian piano le porte di mondi arcani e sconosciuti. Segue un riff tastiere-chitarra accostabile ai compagni di scuderia Presence, mentre altri passaggi carichi di ossessiva oppressione, di emotiva apprensione ci iportano talora al Balletto di Bronzo più stralunato. Quella sorta di lucida follia tipica dei Magma è presente anche in questo secondo disco, e non solo a livello iconografico. Forte è poi la componente psych, verosimilmente apportata da René Modena, il quale, tuttavia, si esprime qui su un piano del tutto diverso rispetto al gruppo di provenienza.

Globalmente mi sento di affermare con tranquillità che "Zed" trascura per intero, in pratica, quell'approccio wave presente in "Trimegisto", accentuando invece con decisione la componente heavy. Il lavoro è certamente progressivo ma misurato, dunque non barocco nel senso deteriore del termine. In CD o lussuoso LP gatefold, "Zed" rimane opera affascinante e complessa, coraggiosa ma sempre intelligibile: senz'altro uno dei miei dischi preferiti del '96.

 

Francesco Fabbri

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