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RAIMUNDO RODULFO Open mind autoprod. 2013 VEN

Musica leggera come un alito di vento ma ricca di sostanza, che scivola delicata attraverso i padiglioni auricolari ma che lascia impressioni durature, dolce al punto giusto ma mai stucchevole. E’ così che vorrei che fosse certo prog sinfonico che ormai fin troppo spesso finisce col perdersi nell’autoreferenzialità, nell’imitazione dei modelli illustri, in una pomposità che stanca e che ha ben poco di spontaneo.
Raimundo Rodulfo, con questa sua quarta prova discografica, torna a noi con un album in apparenza semplice ma dotato di buon gusto, elegante, ed arrangiato in modo intrigante, grazie all’inserimento di tanti strumenti a corde che vengono accarezzati, arpeggiati, pizzicati, offrendo una varietà timbrica stuzzicante e intrecci musicali complessi ma mai carichi e pesanti. L’artista venezuelano, di stanza negli USA ormai da anni, mette la sua voce piacevole e dalla timbrica pulita al servizio della musica e la musica al servizio del cantato, conferendo ai suoi versi la giusta importanza ma facendo anche in modo che non rimangano l’unico punto verso cui dirigere la propria attenzione e i propri pensieri e rivestendoli di una cascata di note fluida e mai prepotente. Come al solito il grosso del lavoro è nelle mani sapienti del nostro cantautore e polistrumentista che, oltre alla sua folta collezione di strumenti a corde, essenzialmente acustici, in continuo aggiornamento grazie a continui nuovi acquisti, si dedica alle percussioni alle tastiere e al basso. Intervengono però, come al solito, diversi ospiti che portano con sé i propri colori attraverso il sax tenore e soprano, il violino elettrico ed acustico, il violoncello, il flauto, le Uilleann pipes e la batteria, quest’ultima suonata da Gerardo Ubieda dei Tempano. Il risultato ha dei contorni chiaramente sinfonici ma anche riflessi folk brillanti, spesso con decisi tratti sudamericani, e un vago retrogusto orchestrale. Situazioni queste che si mescolano tiepidamente, in modo tale che nessun umore prenda il sopravvento sull’altro, giocando con le sfumature e con sensazioni dal sapore indefinito.
Come nel precedente “Mare et terra” del 2009, questo album è idealmente diviso in due parti, una “Section A” e una “Section B”, fra le quali però non si percepisce alcuno stacco significativo. Mancano le grosse suite ed il brano più lungo, quello conclusivo (“Always our Fault”), raggiunge i dodici minuti grazie ad una “Coda” che gli viene attaccata in fondo a fare da gentile cornice di chiusura. Il passaggio da un brano all’altro è agevole e la relativa brevità dei pezzi accresce l’idea di una musica dal flusso piacevolmente regolare e che sfoggia al tempo stesso colori vivaci e cangianti. La title track è uno zampillio di melodie solari e pacate che potrebbero ricordare Neal Morse per la pulizia e la modernità dei suoni ma i giochi delle corde dei tanti strumenti acustici che si intersecano e intrecciano portano splendenti tocchi di colore, con cadenze folk dai tratti vagamente Tulliani. La rapida ballad folk “Never Say Goodbay”, con il violino che si fa rustico e la chitarra acustica a reggere il ritmo, assume invece dei tratti più americani. Fra le contaminazioni più interessanti troviamo quelle di “Bring the Rain” in cui viene inserito un bellissimo sitar in un contesto sinfonico dominato, come dappertutto in questo album, da arie gioiose. “Sweet Like an Angel”, che apre la seconda parte del CD, è un altro episodio da ricordare per i suoi aloni psichedelici, le percussioni serpeggianti, l’organo discreto ma intenso, gli arpeggi acustici precisi e veloci dal sapore latino e un finale che ricorda un po’ Santana, con la chitarra elettrica che diventa protagonista di un lungo assolo. Bellissime le atmosfere notturne e romantiche di “Autumn Time”, con splendide parti di flauto e tante variazioni negli arrangiamenti che offrono rielaborazioni diverse e fantasiose dei temi melodici che qui si rincorrono.
Nonostante la dolcezza di fondo l’album si mantiene sempre fresco e vivace, spontaneo e mai sopra le righe. La pulizia esecutiva e il talento di Raimundo sono indiscutibili ma in sostanza di questo CD, come dei precedenti del resto, vi rimarrà la musica, nella sua coralità e con le sue sensazioni piacevoli. Questo album sembra essere stato creato appositamente per infondere benessere attraverso composizioni splendidamente realizzate ed equilibrate che trasmettono sensazioni positive persino se l’ascolto non è dei più attenti. La musica è ben strutturata, mi piace ribadirlo, ma la piacevolezza e la leggerezza dell’ascolto faranno in modo che quest’opera vi accompagnerà ancora a lungo. Prendete nota.


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Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

RAIMUNDO RODULFO The dreams concerto 2002 
RAIMUNDO RODULFO Mare et Terra 2009 

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