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DANY RUSSO Reprise Montefeltro/RD Audio 2015 ITA

Personaggio carismatico e talentuoso tuttofare, fonico polistrumentista compositore arrangiatore, rimasto all’ombra dei backstage per un lungo periodo di tempo, il pesarese Daniele Russo si è tolto la bella soddisfazione di creare da solo nel suo studio di registrazione una piccola opera rock pensata per distruggere, a suo dire, l’omologazione che si è creata con la pochezza della musica di oggi, fatta sostanzialmente di loops a buon mercato e librerie sonore altrettanto economiche; un fenomeno a mio parere che in larga parte vale per la musica mainstream, buona per i centri commerciali, ma direi piuttosto estraneo al sottobosco prog, giusto per fare un esempio… “Reprise” si snoda su dodici brani suonati e cantati dal solo Russo, con l’aiuto in un paio di pezzi dalla bella voce di Valentina Piccione (la cantante della sigla dei Pokemon!) e dal sassofonista Roberto Spagnolo. In confronto a tutto il plasticume d’intrattenimento che gira per le radio negli ultimi mesi (anni?) “Reprise” è come una ventata di aria fresca... relativamente, perché in fondo Dany Russo ha un approccio al rock piuttosto tradizionale che procede a suon di Beatles e Pink Floyd dell’ultima fase… C’è un’atmosfera molto fine anni novanta in questo disco e l’iniziale “That’s What I Mean” non lascia dubbi sul fatto che Russo sia un grande estimatore del vecchio brit pop alla Oasis/Verve, un brano che al di là delle vocals lievemente urticanti, abbastanza in linea con il genere, riesce ad offrire discrete suggestioni beatlesiane e moderatamente psichedeliche. Ben suonato e ancora meglio arrangiato, con una bella resa sonora, “Reprise” offre il suo meglio nei passaggi più tipicamente progressivi e dilatati, dove la passione per i Pink Floyd si fa più evidente e di riflesso c’è anche la voglia di seguire i passi dei migliori Porcupine Tree, quelli ancora più legati alla psichedelia, come nella suggestiva mini suite folk rock in tre parti “The Witch/The Witch And The Troll/The Troll” e in altri brani, con qualche richiamo più o meno velato ai Rem,ed evidenti e gradite suggestioni dream pop/rock vicine ai The Church ed ultimi Anathema; in particolare la seconda parte di quest’album tende ad inquietarsi in maniera molto piacevole, i passaggi più facili legati ai Beatles si stemperano verso un approccio più monolitico e progressive, in particolare sono molto buone le orchestrazioni per tastiera di brani come “The Cure” e “Leaving For Planet”... “Reprise” è quindi una piacevole sorpresa, uscissero più dischi così, anche solo in formato “liquido”, il nostro sarebbe probabilmente un Paese migliore, almeno dal punto di vista culturale e artistico…



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Giovanni Carta

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