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RTFACT Life is good AFL Music 2017 RUS/USA

Yuri Volodarsky, ideatore e principale compositore di quest’album, è nato e cresciuto in Unione Sovietica con una passione pressoché innata per il Progressive Rock; passione che, negli anni della sua adolescenza, non era affatto facile da coltivare, stanti le limitazioni che il regime sovietico imponeva sulla circolazione della musica occidentale e, successivamente, sulle sue prime creazioni che, per aggirare la censura (concentrata principalmente sui testi), rimasero strumentali. Passano gli anni, regime e censura vengono progressivamente a cadere e Yuri riesce di recente a concretizzare finalmente il proprio progetto musicale, radunando attorno a sé musicisti connazionali ed internazionali per dar vita agli RTfact e a questo album d’esordio, concepito sotto gli spiriti guida di EL&P e Gentle Giant.
Jeff Scott Soto (Journey, Malmsteen, Talisman, Sons of Apollo), Nad Sylvan (Unifaun e Agents of Mercy), Oz Noy, Jeff Kollman (Cosmosquad), Gary Meek (Flora Purim), Joel Taylor (Brian Bromberg)… sono solo alcuni dei nomi che sono presenti su quest’album, dai connotati senz’altro ispirati al Prog anni ’70 ma anche decisamente commerciale ed accattivante per un ascolto abbastanza disimpegnato. Sono 8 i brani presenti, più un brevissimo remix della title track, dalla durata non elevata e caratteristiche variabili, esemplificabili in “Hail to the Winner”, traccia idealmente spalmata su due sezioni: nella prima parte si presenta come una canzone da hit single, romantica e melodica, e nella seconda (sottotitolo: “Tarantella”) dà sfogo ad escursioni neoclassiche, giocose e folkeggianti.
L’album si dipana quindi così, tra strizzate d’occhio alle atmosfere più commerciali e momenti più colti, come lo strumentale “Gotika”, il dichiarato omaggio agli EL&P di “The King, the Master, and the Timekeeper” o il divertissement “Hollywood Walk of Fame”. L’aspetto delle canzoni è comunque sempre abbastanza brillante e giocoso, fatti salvi un paio di brani più melodici appunto, e viene dato ad ogni musicista ed ospite adeguato spazio per mettersi in mostra, con ampio utilizzo di tastiere vintage, un’ottima orchestrazione e una professionalità sapientemente incanalata.
E’ senz’altro impressionante l’efficacia e la riuscita di quello che è, alla fin fine, un album d’esordio. L’ascolto è senza dubbio divertente ma resta l’impressione che il tutto sia un po’ troppo patinato e anche troppo studiato a tavolino. Un album di certo piacevole ma che, se devo essere sincero, scivola addosso senza lasciare molte tracce.



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Alberto Nucci

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