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RYMDEN Reflections and odysseys Jazzland Recordings 2019 NOR

È un breve intro elettronico che ci porta a capofitto nel turbinio di jazz e progressive proposto dai Rymden nel loro album di esordio. Per questa formazione, il bassista Dan Berglund e il batterista Magnus Öström, già insieme e sinceramente un po’ oscurati dal leader Esbjörn Svensson, nell’ottima formazione jazz E.S.T., si sono uniti al tastierista e pianista Bugge Wesseltoft, grandissimo movimentatore di stranezze jazz. Autore che ha fuso il jazz a forme talvolta più orecchiabili e dirette, ma spessissimo a forme dure, improvvisate, ammalianti quanto complesse con uso molto ricercato di un’elettronica dai toni mesti e cupi.
Ne esce fuori, in maniera decisamente aspettata, una sorta di modern jazz, jazz rock dalle tinte fortemente progressive e innovative, grazie ad una linea di confine, spesso molto evanescente, che unisce i lembi di un jazz tradizionale, elettronica, elettroacustica, con la bruma nostalgica del progressive nordico. Quello che, invece, appare del tutto inaspettato è il forte fascino catalizzatore di certe tessiture, che in breve diventano ossessioni dalle quali risulta sempre difficile staccarsi, atmosfere che accrescono, amplificano ed esaltano stati d’animo, euforici o cupi che siano.
Parliamo di undici brani, dalla durata molto varia, un paio sotto al minuto e il più lungo di poco superiore agli otto minuti. La narrazione è fitta, in un susseguirsi di immagini sciolte, alcune istantanee, come foto rubate, altre ferme, come quadri di un museo, come affreschi imperituri.
Dopo un brevissimo intro elettronico, cupo ed evocativo, le tessiture si fanno più complesse e si entra in maniera molto decisa nell’intrico di “The Odyssey”, sei minuti del miglior jazz rock degli ultimi tempi, tra ostinati, ritmiche complesse e fiumi di note al pianoforte. C’è la serietà del jazz, c’è la forza del rock, ma non c’è ostentazione, tutto è sano, è diretto.
“Pitter-Patter” è un’altra chicca di polirtmia, ma dall’andamento più pacato, ricca di miscele di basso funk e piano elettrico in pieno spolvero Weather Report. Dove gli spazi si allargano ulteriormente, e teniamo conto che il termine svedese “Rymden” è proprio traducibile in “spazio”, troviamo “The Lugubrious Youth Of Lucky Luke”. Il pianoforte è padrone di tutto e il crescendo percussivo e ritmico arriva da lontano, sommesso, prende possesso del brano brevemente ad esempio quando il contrabbasso snocciola il suo assolo, lento, musicale, penetrante o quando Öström attacca a segnare i tempi del pianoforte frustando i piatti in maniera sempre più decisa ed aggressiva. E ancora un crescendo è quello di “The Celestial Dog And The Funeral Ship”, una progressione più leggibile, più canonica, più di ensemble con la fase più ricca, prima della discesa finale, davvero magistrale.
Narra invece di spazi più sotterranei, tetri e spaventosi la minisuite “Råk” e mi soffermo sulla sua seconda parte per evidenziarne la carica emozionale e luminosa, pur nell’oscurità che esprime.
Un disco ricco di risvolti e di sfaccettature gustose, dalla forza evocativa e spesso ipnotica. Un consiglio di acquisto diretto.



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Roberto Vanali

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