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SKEEM Skeem Musea 2001 FRA

Ci sono prodotti nel progressive che sono chiaramente indirizzati ad una precisa cerchia di ascoltatori. La maggior parte degli appassionati continua infatti a rifuggire da soluzioni avanguardistiche e/o cervellotiche, prediligendo le calde sonorità chiaramente derivanti dalle esperienze dei Genesis, dei Camel, dei Marillion. E il mercato del new-prog, così, continua ad inflazionarsi. Ma quando i prodotti offerti, pur non particolarmente originali, sono come quello dei francesi Skeem c'è poco da rammaricarsi ed è un piacere lasciarsi trasportare dall'ascolto delle note del loro album omonimo. In otto brani cantati in inglese, la cui durata varia dai sei ai nove minuti e mezzo (per oltre un'ora di musica), tutto sembra al posto giusto grazie agli splendidi duetti che uniscono la grande enfasi tastieristica ad una chitarra gilmouriana solo a tratti più aggressiva. Solo in rarissime occasioni ci si avvicina a qualche tentazione commerciale (le melodie vocali di "Statues"), ma in generale non faccio fatica a credere che gli appassionati del new-prog gioiranno all'ascolto di un simile lavoro. Perciò, se andate alla ricerca di gruppi che seguono un percorso stilistico non lontano da quello di Pendragon et similia, fatto di interessanti soluzioni strumentali sinfoniche, belle melodie e sound limpido, gli Skeem fanno sicuramente al caso vostro.

 

Peppe Di Spirito

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