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SLEEPWALKER SUN Sleepwalker sun Masque Records 2005 BRA

Nostalgia dei Dream Theater epoca 92/93? Bene eccone una clonazione brasiliana. A dire il vero, e a dirlo tutto, in questo CD del Sole Nottambulo c’è tanto “Images and Words”, ma c’è anche dell’altro e c’è anche di più (come anche di meno). Innanzi tutto le parti vocali in appannaggio femminile spostano di non poco l’accento del lavoro verso temi meno usuali al metal prog. Tra l’altro la voce Giana Araújo ha – a tratti – un che di monotono, nasale e spettrale che ci rimanda più a vocalizzi da improvvisazioni RIO piuttosto che a gorgheggi metallici. Abbiamo poi notevoli e improvvise fughe di piano e tastiere che ci portano verso tematiche sinfoniche di tutto rispetto. In ultimo non possiamo sottovalutare quei frammenti semiacustici quasi folk prog, che qui e là interrompono le corse delle chitarre (a tratti ne suonano 6 contemporaneamente), donando un sapore latino piuttosto particolare.
Per chi abbia seguito il discorso fin qui fatto, dovranno apparire chiare le dinamiche che pregnano questo lavoro, creando, tracce di notevole impatto, cangianti e mutevoli in ritmica e sapore. Se è vero che c’è metal di serie A e di serie B, senza dubbio siamo di fronte ad un esempio riuscito di categoria alta.
Un’ora spezzata su 7 tracce dove spiccano il meraviglioso assolo di violino nell’opener “Blindfold”, l’attacco pieno e pulito e gli splendidi intermezzi di piano di “Bring’em”, la fuga di synth nella seconda parte della title track, dove il cantato assume fraseggi e toni non distanti dalla migliore Deborah Anne Dyer (Skin) miscelata ad una Dagmar Krause trasognata.
Più romantica, folk e neo prog la medio lunga “Dead Flowers” che offre un buon assolo di chitarra che più che a Petrucci rimanda ad un Rothery solo un po’ più duretto. Notevolissimo, di facile presa e difficile da schiodare dalla testa il refrain del finale. Dream Theater allo stato puro per la “Russian Roulette” dove frullate di doppia cassa, assoli all’unisono, cantato aggressivo, e continui cambi di tempo si susseguono per diversi minuti, fino al liberatorio ed epico cantato finale, uno dei pochi in tonalità maggiore.
Piano, voce e violino per la più breve “Jalen’s Eyes”, prima del grande finale con i 10 minuti di “Nocturne” che riprende tutte le tematiche prima trattate, lasciando finire un lavoro di buone sensazioni.
Tirando le somme un CD sicuramente positivo, che sconta un po’ di segni negativi nella ripetitività delle tematiche e delle linee melodiche, specie nella ricerca di ritornelli di presa. Il consiglio di ascolto è – come probabilmente nelle intenzioni del gruppo – dedicato ad un più vasto pubblico, rispetto a certo prog più di nicchia. Ritengo che il gruppo abbia notevoli potenzialità live ... se fosse possibile vederli.

 

Roberto Vanali

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