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SEAMUS Zealotry sterblichen schizophrenia Musea 2006 FRA/UK

Subito una veloce descrizione del contenuto di questo cd dal titolo curioso, per far capire subito qual è il target a cui esso è destinato: prog cerebrale, che ingloba dentro sé vari stili ed influenze, a partire dalla musica classica e dagli esponenti “oscuri” di maggior spicco del genere (leggasi VdGG, Univers Zero, Art Zoyd, Magma). A proporlo sono i Seamus, quintetto anglo-francese che offre questo prodotto particolare, che può quasi sembrare una colonna sonora… Ed in effetti lo si potrebbe vedere proprio come tale, visto che comunque si tratta di un concept che ha come tema cardine la deportazione nella Seconda Guerra Mondiale. La band, come dichiara apertamente nelle note del booklet prova a “tradurre in suono" gli orrori bellici, attraverso un campionario sonoro ed una sorta di “descrizione” musicale che alla base vedono un’atmosfera inevitabilmente molto cupa. I momenti bui oggetto dell’album vengono così “raccontati” con un sound molto dettagliato e volutamente freddo, nei timbri, come nelle dinamiche. Il piano viene usato in maniera classica e nei momenti solistici riesce a creare la giusta apprensione; stessa sensazione che si ha quando le tastiere creano trame elettroniche crude, violente, apocalittiche. Tutti aggettivi che ben si prestano a individuare gli orrori di scenari che purtroppo si rivelano sempre attuali… “Zealotry sterblichen schizophrenia” si rivela, in ogni caso, variegato nella successione dei brani, che se vedono spesso il R.I.O. meno eccessivo in primo piano, vanno anche a flirtare con il jazz-rock, con le avanguardie, con i King Crimson (specie quando la chitarra si erge a protagonista principale) e con certe idee dei corrieri cosmici nei momenti più rarefatti e di atmosfera. La strumentazione riveste un ruolo importante: se alla base c’è il classico quintetto prog (moderno, con tanto di utilizzo di samples e computer), si segnala anche la presenza di una manciata di ospiti che danno il loro contributo con flauti, archi, voci e strumenti etnici di ogni tipo. Su alcune tracce sono batteria e percussioni varie ad emergere guidando i brani in maniera concitata e non bisogna dimenticare che anche le parti cantate si rivelano fondamentali in questo contesto, tra vocalizzi tipici dello zeuhl, un’espressività che trasmette non poco tormento e vari effetti sonori. Gli amanti del prog più difficoltoso e claustrofobico sono serviti con questo piatto ricco e sostanzioso, al gusto di dissonanze, dark, ansia e atmosfere agitate. Buon ascolto!

 

Peppe di Spirito

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