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SPIN XXI Contraponto Rock Symphony/Musea 2006 BRA

Dev’essere stata dura la posizione di questo gruppo, trovatosi a dover decidere come trattare la propria musica composta oltre trent’anni prima. Già perché il gruppo esiste addirittura dal 1973 e suonava, grossomodo, le stesse cose che suona oggi, ma la decisone di “rinfrescare” o meno il suono deve essere stata piuttosto ardua. Ai tempi il loro nome era semplicemente Spin, ma la macchina del tempo li ha trasportati nel nuovo millennio e quindi l’aggiunta del XXI (riferito al secolo) e d’uopo. Del vecchio gruppo, fusosi poi con i Contraponto, quindi, è rimasto tutto fuorché il suono che spesso e soprattutto in alcuni assolo di chitarra, tende al neo-prog piuttosto che al sinfonico come di diritto dovrebbe essere, con suoni che rimandano soprattutto ai primissimi IQ.
I brani, nella loro struttura, sono molto belli hanno quel sapore di Yes e Genesis ben miscelati con sonorità sud americane più classiche e folk, ma non è da dimenticare una buona componente jazz-fusion che colora di tinte molto personali il tutto. Questo notevole mix è maggiormente caricato nelle parti cantate, grazie all’impostazione intensa, teatrale e dal forte accento carioca di Kakao Figueiredo, che lascia andare un fiume di parole la cui rotondità spesso richiama il Gabriel di “The Battle of Epping Forest”.
Sono solo 4 i brani che compongono questo lavoro, per complessivi 42 minuti di continui cambiamenti, galoppate strumentali, tempi dispari, atmosfere ora aggressive e maestose, ora tenui come un vecchio acquerello.
La parte del leone, tra i brani, spetta al terzo “Conflitantes Paranoias” diviso in due parti, la prima composta nel XX secolo (a tratti sembra di ascoltare dei frammenti mancati da “Close to the Edge”) e la seconda nel XXI (ed è quello il loro sottotitolo), ma anche gli altri brani con i loro maestosi avvii alla Yes e alla ELP, sono veramente piacevoli oltre che interessanti, con sviluppi evocativi, pastorali e ampi per respiro e spazialità.
Disco sicuramente consigliato e affascinante dall’inizio alla fine.

 

Roberto Vanali

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