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SINESTESIA The day after flower Immaginifica 2009 ITA

“The day after flower” è il secondo album degli italiani Sinestesia ed anche questo nuovo parto, come il debutto, viene pubblicato dall’etichetta Immaginifica, diretta da Franz Di Cioccio. Roberto De Micheli (chitarra), Alberto Bravin (tastiere), Paolo Marchesisch (batteria), Alessandro Sala (basso) e Riccardo De Vito (voce), provenienti dall’area triestina, provano a farsi strada con una proposta in cui fanno convergere rock duro, progressive ed una spinta melodica (specie nei momenti cantati) tramite la quale si avverte l’intento di voler catturare l’ascoltatore anche attraverso un certo feeling. Fin dalle prime battute, con l’opener “Hero”, i Sinestesia mettono in gioco le loro carte, con un sound robusto, un prog-metal suonato in maniera impeccabile e pieno di sbalzi di umore e di ritmo. Qualche brano riesce ad essere decisamente coinvolgente, come gli oltre dieci minuti di “The birth, the death, trance by the river” (probabilmente il pezzo più gustoso del cd), grazie ad una costruzione musicale che unisce riff ruggenti di chitarra, tastiere d’atmosfera a creare intriganti scenari, fughe strumentali tra le quali spiccano brevi voli pianistici dal sapore classicheggiante, un guitar-solo di bell’effetto, il tutto condito da una certa misura che evita qualsiasi pacchianeria. E’ comunque inevitabile notare che, nei cinquantasette minuti dell’album, anche i Sinestesia fanno largo ricorso a tutti i “trucchi del mestiere” lanciati con prepotenza dai Dream Theater negli anni ’90, soprattutto durante le accelerazioni e quando si intrecciano chitarra e tastiere (emblematica la strumentale “C.W.A. prelude”, che riporta alla mente le acrobazie di “Erotomania” e dei Liquid Tension Experiment). Non si trova nulla di innovativo, quindi, durante l’ascolto di The day and the flower”, ma colpiscono favorevolmente le discrete doti tecniche dei musicisti ed una produzione cristallina che esalta i suoni. Unico episodio un po’ diverso è “Twilight”, in cui c’è ancora aggressività, ma che pure è impregnato di non indifferenti iniezioni di elettronica. Mediamente il cd si assesta su livelli qualitativi abbastanza buoni, anche se, come accennato, presenta pregi e difetti tipici del prog-metal. Un buon piatto che sazierà e soddisferà in pieno gli amanti del genere, ma che difficilmente sfiorerà il palato di chi ritiene indigeste le portate a base di Teatro dei Sogni.


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Peppe Di Spirito

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