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THE SOUND OF THE LIGHTHOUSE THROUGH THE FOG The sound of the lighthouse through the fog autoprod. 2010 ITA

Lo spirito di questo album si trova sospeso in un limbo, generato dallo split della band che lo ha composto e registrato tra il 2005 ed il 2009. E’ un peccato, perché ciò che è contenuto nel breve dischetto, appena trentasei minuti di durata, mi piace molto. Non è tutto perduto, fortunatamente: di fatto una band con il nome originale continua ad esistere, guidata dal bassista Izzio, mentre i restanti musicisti hanno costituito un gruppo a nome Haab Cycle, il cui intento è quello di portare avanti il discorso musicale iniziato con “The Sound Of The Lighthouse Through The Fog”.
Ci troviamo di fronte ad una musica completamente strumentale, fortemente debitrice dello stile degli Ozric Tentacles e, in parte, dei Gong. Si tratta dunque di una sorta di space rock psichedelico a base elettronica, con la chitarra elettrica che spesso fa da guida o si ritaglia spazi importanti, e qualche percussione etnica che fa capolino ogni tanto (oltre al batterista, in formazione è presente anche un percussionista). Niente di originale, in apparenza, ed in effetti ascoltando i synth che stendono tappeti atmosferici e diffondono nell’aria gorgoglianti bolle sonore, la chitarra che si lancia in riff e assoli sopra le linee di sequencer, il basso molto presente che pulsa sopra una batteria fantasiosa, i sibili spaziali, le percussioni e i lenti ritmi da trip auditivo, non esiste alcun dubbio sulla fonte ispiratrice. Ci sono differenze con essa? Qualcuna, ma non tanto da far gridare al miracolo e scongiurare completamente un generale effetto clone. Mi sembra di percepire un minore grado di follia nel tutto (ovviamente mi riferisco al periodo d’oro degli Ozric, quello durato sino alla prima metà degli anni novanta), mancano i riferimenti alla musica orientale ed ho una sensazione di maggiore costruzione delle composizioni, più studiate quindi, ma non per questo carenti di spontaneità.
I brani sono tutti validi: molto rockeggianti “Thoughts U.F.O. Transmitted To Us” e “Astral Nu Rock”, più elettronica e siderale “Reminescence”, acida e sballata “Eterea”, evocativa e di sapore vintage la traccia che dà il titolo all’album, furiosamente hard-prog la conclusiva “98”.
Se siete disposti a soprassedere al difetto dell’eccessiva somiglianza con la band di Ed Wynne, o al contrario, ritenete questa caratteristica un pregio (per non menzionare il fatto che gli Ozric Tentacles sono da anni sempre uguali a se stessi, per la gioia dei fan), non lasciatevi sfuggire questo album, anche se non rappresenta una band ancora in vita ed è pubblicato solamente con il titolo. La musica merita ed è piacevole e intrigante da ascoltare, soprattutto se vi piacciono i trip a base di profumi e aromi capaci di sballarvi a dovere.


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Nicola Sulas

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