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STABAT AKISH Nebulos AltrOck 2012 FRA

Il travaglio di “Nebulos”, secondo album dei francesi StabatAkish, non è stato certo dei più semplici. Il loro primo omonimo disco del 2009 fu pubblicato nientepopodimeno che dalla Tzadikdi John Zorn. Spronati dal discreto successo dell’album, nel 2010 avevano già pronto il seguito, ovvero il qui presente “Nebulos”. Tuttavia, non si sa per quale arcano motivo, Zorn e di conseguenza la Tzadiknon non potettero metterlo in catalogo. La band non si perse d’animo e si adoperò per autoprodurlo su vinile, cosa che è avvenuta puntualmente quest’anno. Nel frattempo, con il giusto tempismo, si è fatta avanti Altrock ed è così che possiamo ascoltare l’album anche su CD.
E’ proprio il binomio Tzadik/Altrock che identifica accuratamente la proposta musicale degli Stabat Akish. L’impronta di John Zorn & Co. è ben visibile: Avant Jazz frenetico, alle volte canzonatorio, eccentrico, con echi di swing e iniezioni di jazz più canonico, rimandi alle atmosfere tipiche delle colonne sonore di Morricone ed infine qualche sprazzo di Klezmer e folk che non guasta mai. Altresì palese la voglia di far divertire e di divertirsi, l’impulso schizofrenico di spaziare tra i generi più disparati. In questo senso sono chiare anche le influenza di band più rock oriented e sempre in orbita Zorn come Secret Chiefs, Estradasphere e Mr.Bungle.
Un’altra anima della band francese invece è sicuramente dedita al Rock In Opposition (sarà forse questo il motivo della “bocciatura” da parte della Tzadik?), marchio di fabbrica delle produzioni Altrock. In particolare si rifà alla scena belga/francese di fine anni 70 e inizio anni 80, su tutti Art Zoyd, Present e, per l’ironia di alcune soluzioni, anche agli Aksak Maboul.
Tuttavia questo binomio non riesce a descrivere pienamente la proposta degli Stabat. La band francese affonda le sue radici anche nel rock anni ‘60 e ‘70, nella psichedelia e in artisti come Frank Zappa, Pink Floyd e Gong. L’andamento ipnotico e monocorde di “Troide” ricorda da vicino “Careful with that Axe Eugene”. “Un Peuplier un Peu Plie” ha una sezione in pieno stile “Radio Gnome”.
Si potrebbero poi citare influenze arabe, Frank Sinatra, mucche, hardcore e tant’altro, ma alla fine questa molteplicità di riferimenti sta solo a significare una band spinta da una curiosità inesauribile e desiderosa di ampliare sempre più il proprio vocabolario musicale. Colpisce la naturalezza con cui gli Stabat sanno muoversi in questo calderone musicale alquanto variegato, riuscendo ad evitare la fastidiosa sensazione di una band che vuole stupire a tutti i costi e come il disco risulta alla fine molto omogeneo. Pur in un contesto RIO, gli Stabat non disprezzano momenti più lirici. Possiedono poi quella spavalderia tutta francese certe volte un po’ irritante, ma che permette loro di osare senza remore.
Quanto mai intrigante è anche la formazione, un sestetto senza chitarre e cantanti, con due sassofonisti (Ferdinand Doumerce e Marc Maffiolo), Guillaume Amiel al vibrafono, marimba e più in generale alle percussioni, Stéphane Gratteau alla batteria, Remi Leclerc (da non confondersi con il batterista dei Miriodor) alle tastiere, mentre al basso (per la precisione double bass) Maxime Delporte, mente creativa e compositore della band. Un menzione di merito va alla sezione ritmica capace di districarsi agevolmente nel situazioni più ardite. Leclerc con le sue tastiere funge da collante nel tenere uniti tutti gli altri strumenti e nel variegare le sonorità offerte dalla band, proponendo diverse soluzioni (Rhodes, Clavinet, Pianoforte, Hammond o Moog) a seconda del caso. Il risultato finale è un piccolo ensemble davvero ben assortito, con un incredibile varietà di timbri, spesso acustici, in cui i due sax non monopolizzano la scena come spesso accade in questi contesti.
”Nebulos” è un disco davvero godurioso che ha il pregio di riuscire a spiazzare e stupire l’ascoltatore senza mai forzare la mano, di essere coerente malgrado il contesto musicale estremamente vario e disuniforme. E’ un disco che, seppur muovendosi, come già detto, in un contesto RIO, possiede una leggerezza tale da renderlo appetibile ad un più ampio pubblico



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Francesco Inglima

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