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STANDING OVATION The Antikythera mechanism Inverse Records 2012 FIN

Il meccanismo di Antikythera o macchina di Anticitera che dir si voglia è probabilmente il più antico calcolatore meccanico conosciuto (150-100 a.C.); ritrovato nel 1900 da dei pescatori di spugne di fronte all’odierna isola di Cerigotto dentro un relitto alla profondità di 43 metri, almeno cinquanta anni dopo si rivelò un vero e proprio planetario assai complesso e sofisticato, che tramite una ventina di ruote ed un differenziale era capace di calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti a quei tempi conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e addirittura i giochi olimpici (quest’ultima è un’ipotesi assai recente).
Come da copertina, questo miracolo della tecnica – che ai primi del XX secolo veniva ritenuto troppo complesso per appartenere al relitto di una determinata epoca – si erge dalle profondità del mare in tempesta e si abbatte sugli ascoltatori con una musica durissima e anch’essa tempestosa. I finlandesi Standing Ovation (viva la modestia!), dopo essersi costituiti nel 2006 ed aver inciso un EP nel 2011, escono nel novembre del 2012 con il loro primo full-length, che invero suona assai poco prog e parecchio metal. Un metal però molto complesso, duro, tanto da poter parlare a tratti di quel techno-metal che fece capolino sul finire degli anni ’80, solo che paradossalmente, se i parametri di discussione sono questi, i finnici risultano comunque più melodici rispetto a quei canoni. È difficile inquadrarli bene, nonostante l’impatto contundente del primo ascolto. C’è infatti una complessità strutturale che necessita di attenzione e tutto ciò va di pari passo con delle storie basate sulla ricerca, sul disagio di essere vincolati sempre da qualcuno e/o qualcosa…
I testi sono impegnati, basti dare una lettura per esempio a quello di “I Have Superhuman Powers”, che nonostante il titolo puerile mette in luce i punti di vista di chi vuole crescere e di chi invece dovrebbe essere preposto alla sua educazione. Un tema assai difficile e pieno di contraddizioni quindi, come quello di “Travesty”, in cui c’è uno scontro verbale furibondo con una divinità.
Quello che dopo diversi ascolti risulterà chiaro sarà l’impressionante ritmica ipercinetica, in cui si fonde anche la chitarra in fase solista (tanto che spesso non la si distingue). Ma il fatto da tenere ancora più in considerazione è la capacità di Jouni Partanen di riuscire a cantare sempre in modo convincente su tali esecuzioni.
Se si volesse estrapolare qualche elemento originale, si potrebbe parlare dei repentini cambi di atmosfera: abissi ghiacciati in cui spesso si sprofonda da un momento all’altro. Di sicuro la finale title-track divisa in tre parti distinte avvicina maggiormente la band al prog-metal vero e proprio; non certo quello degli amati/odiati Dream Theater bensì a quello di natura sinfonica dei Symphony X. Probabilmente il lavoro del gruppo di Romeo e Pinnella più prossimo alla musica degli Stand Ovation potrebbe essere “Odyssey”, in cui ci si faceva portatori di una musica molto più dura che in passato, con minori influenze prog.
Un debutto fruibile quasi esclusivamente dagli amanti del metal, che come si è detto all’inizio colpisce duro e disorienta nella sua complessità prossima ad un certo modo di intendere il prog.


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Michele Merenda

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